Campo largo?
Conte usa anche il pranzo con Letta per lamentarsi di Draghi
Il capo M5s ieri ha incontrato il leader del Pd: l'attacco al premier sulla questione delle spese militari. Letta fa spallucce, per i dem "la faccenda è chiusa" e i temi su cui cooperare sono altri (come la legge elettorale)
Un pallino. Quasi un’ossessione. Giuseppe Conte incontra Enrico Letta a pranzo e attacca il premier sulla questione delle spese militari: “Sono rimasto sorpreso perché quando sono andato da Draghi mi ha parlato solo di spese militari”. Il leader pentastellato ha detto a Letta che per il Movimento il dibattito sul (contro il) riarmo “resta una questione politica seria”, la più importante forse. Di certo quella su cui è più facile attaccare l'attuale inquilino di palazzo Chigi.
Conte arriva all’incontro battagliero – sulla scia dell’esclamazione “non siamo la succursale del Pd”, ripetuta battendo i pugni sul tavolo durante una diretta social di qualche giorno fa. “Non possiamo far credere ai cittadini che buttandoci ad aumentare le spese militari affrettiamo la soluzione del conflitto in Ucraina”, dice Conte. Ora per l’ex avvocato del popolo non “possiamo distrarre risorse che servono più che mai ai cittadini e alle imprese”.
La richiesta al leader democratico non è infatti delle più cortesi ed è intrisa di polemica: “se il Pd ha a cuore famiglie e imprese, allora non può rimanere schiacciato sulla posizione del governo”. Dal partito però fanno sapere che “per noi la faccenda è chiusa”. Letta, e con lui i dem, è perfettamente in linea con l’approccio tenuto da Draghi – posizione recentemente ribadita anche da Pierluigi Bersani in un’intervista alla Stampa. Il budget per la Difesa al 2% del Pil è relativo a un impegno preso in sede Nato nel 2014 e su cui “Guerini ha garantito la giusta gradualità”.
Chiuso (bruscamente) il discorso per le spese della Difesa, si è parlato anche di altro. Le due forze politiche principali del “campo largo” sono d’accordo per accelerare sull’approvazione di una legge elettorale proporzionale. Un “significativo passo in avanti” per ricucire i malumori degli ultimi giorni. Sintonia anche sul dispositivo di aiuti anti-crisi. I 5 miliardi previsti dal Def per i grillini non bastano a gestire l’emergenza. Letta risponde dicendo che ormai per i dem un nuovo scostamento di bilancio non sarebbe “un tabù” e rilancia sul fronte delle retribuzioni: “Dobbiamo puntare molto sui salari. L'Italia non può permettersi una stagione di conflitto sociale. Né ovviamente la terza recessione in 10 anni”.
I due confermano anche che il sodalizio Pd-5 stelle sarà riaffermato in sede elettorale per buona parte delle sfide del 2022. Il sunto dell’incontro è che lo strappo dell’ultima settimana – il metodo di Conte definito “inaccettabile” da Letta in una dura telefonata dopo il dibattito in aula – è temporaneamente rientrato. L'alleanza, insomma, tiene. A patto che di Draghi si parli il meno possibile.