EDITORIALI
Pure sul fisco Draghi zittisce Salvini
Niente aumento delle tasse. Il leader della Lega non sa più su che recriminare
Ricevendo le delegazioni del centrodestra Mario Draghi ha ribadito che non è affatto intenzione del governo, specialmente in una fase critica come quella attuale, inseverire il prelievo fiscale o introdurre una nuova patrimoniale sulla casa. Si vedrà come queste intenzioni si tradurranno in, probabilmente assai lievi modifiche ai provvedimenti all’esame del Parlamento, ma in ogni caso non si tratta affatto di un cedimento alla campagna un po’ sgangherata contro chi “mette le mani nelle tasche degli italiani”. In realtà il centrodestra non aveva alcuna ragione per dubitare dell’orientamento del premier, che sa benissimo come, per stimolare domanda e investimenti in una fase segnata da una forte inflazione, bisognerebbe ridurre e non certo aumentare il prelievo fiscale. Questa precisazione, però, serviva anche a tacitare la campagna di segno opposto, capeggiata dalla Cgil e appoggiata da estrema sinistra e settori del Pd, che insiste nel chiedere una patrimoniale livellatrice.
Quella di Draghi è una precisazione forse superflua ma comunque utile per chiarire la linea tenuta dal governo con coerenza, nei confronti di tutte le spinte disgregatrici. D’altra parte il sospetto che settori del centrodestra di governo puntassero sull’esasperazione del tema fiscale per provocare una crisi era fondato sull’ipotesi che Matteo Salvini volesse ripetere l’esperienza di spallate fallite e fallimentari. Si vede che ha capito qualcosa dagli errori madornali che ha commesso, oppure che gli è stato spiegato che in una fase di preoccupazione e di incertezza la parte dello sfasciacarrozze è ovviamente assai impopolare. Ora probabilmente cercherà di vendere l’esito scontato del confronto con Draghi come una grande vittoria: non è così, quella di Draghi non è stata una rettifica, anzi. Ma contento lui, contenti tutti.