editoriali
Il nemico dell'Anpi non è Putin, è la Nato
Evocare i fascisti per 70 anni e non vederli quando ce li hai davanti: il bel guaio dell'Associazione nazionale partigiani
L’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, ha passato gran parte della sua esistenza a denunciare il rischio fascismo e a invitare a resistere contro le varie derive fasciste, più presunte che vere. E ora che sulla scena europea il fascismo appare in tutta la sua drammaticità, nelle fattezze di un autocrate che vuole ridisegnare le cartine geografiche, riscrive la storia, invade un paese, bombarda i civili e rade al suolo le città sotto le insegne di un’inquietante “Z”, fa fatica a riconoscerlo. Il principale problema pare essere la Nato, ovvero gli Stati Uniti. Due giorni prima dell’annunciata invasione dell’Ucraina, l’Anpi non aveva alcuna parola di condanna per Putin ma se la prendeva con l’America: “Biden cessi immediatamente sia le clamorose ingerenze nella vita interna dell’Ucraina sia le dichiarazioni belliciste e le ininterrotte minacce nei confronti della Russia”. Un comunicato che sembrava scritto dal Cremlino.
Durante la guerra, l’Anpi si è premurata non solo di avere una posizione contraria all’invio di armi alla resistenza ucraina ma attraverso il suo presidente, il cossuttiano Pagliarulo, ha addirittura chiesto la dismissione della Nato (ovvero di quell’alleanza in cui vogliono entrare i paesi invasi o minacciati dal fascistone di cui sopra) in quanto strumento degli Usa. Ieri, infine, il solito Pagliarulo parlando del 25 aprile ha detto che in piazza sono vietate le bandiere della Nato (non quelle con la “Z” di Putin). Non si capisce da dove salti fuori questo ridicolo dress code antifascista, soprattutto perché nessuno s’è mai sognato di andare in giro sventolando la bandiera della Nato (almeno prima del niet del compagno Pagliarulo).
Sarebbe stato più in linea con il suo palese spirito antiamericano se l’Anpi avesse chiesto di non presentarsi a festeggiare il 25 aprile con la bandiera degli Stati Uniti. Certo, sarebbe stata una posizione chiaramente stridente rispetto alla storia della Liberazione italiana, ma di certo più onesta e meno ridicola del no alle bandiere della Nato.