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editoriali

Lavoro, sicurezza e formazione: Mattarella e l'importanza dell'alternanza scuola-lavoro

Redazione

La formazione professionale per i giovani che studiano è una ricchezza, lo dimostrano i casi virtuosi di Germania, Francia e Regno Unito

Sergio Mattarella, in visita all’Istituto Bearzi di Udine dove il 21 gennaio è morto il 18enne Lorenzo Parelli all’ultimo giorno dell’alternanza scuola-lavoro, ha ricordato il “dovere inderogabile” della sicurezza nelle aziende perché “il valore del lavoro non può essere associato alla morte”. E al tempo stesso ha indicato nelle esperienze lavorative degli studenti “una necessità per il futuro della società. Accorciare la distanza tra giovani e lavoro è condizione indispensabile di sviluppo e sostenibilità dell’intero paese, tanto più in presenza di una crisi demografica e di dispersione scolastica”. Parole non scontate, vista l’occasione e in un periodo nel quale la formazione professionale durante la scuola è sotto attacco.

 

Proprio quell’episodio tragico era stato strumentalizzato, soprattutto a sinistra, per chiedere l’abolizione dei percorsi duali di formazione e dell’alternanza scuola-lavoro definiti “sfruttamento minorile”. Eppure nel resto d’Europa non è così. La Germania ha un modello duale gestito dai Länder, al quale partecipa il 60 per cento degli studenti. Le scuole pubbliche sono certificate da enti terzi che garantiscono la qualità di formazione; le aziende devono rispettare criteri e parametri specifici. Vi si entra dai 15 anni. La Francia offre due percorsi: stage in azienda per gli studenti, e per chi ha concluso la scuola e ha tra 16 e 25 anni due tipi di contratti, d’apprentissage o de professionnalisation, a seconda che si voglia alternare la formazione con il conseguimento di un altro diploma, o con l’inserimento diretto nella carriera aziendale. Anche qui con il controllo pubblico. Nel Regno Unito la work experience è un’offerta obbligatoria per tutte le scuole medie-superiori (fino alla Brexit anche per gli studenti dell’Ue). Poi subentrano i further education college, simili agli istituti professionali. In  nessuno di questi paesi, dove non a caso c’è meno disoccupazione giovanile, si parla di “sfruttamento”. Ha fatto bene Mattarella a ribadire il valore umano oltre che economico della formazione professionale dei giovani.

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