editoriali
Notarella su Amato che vorrebbe due donne al posto di Putin e Zelensky
Nel paese che non ha mai avuto capi di governo o di stato di sesso femminile, la questione di genere si fa anche paravento per nascondere l'ambiguità sulla guerra in Ucraina
Intervenuto in un incontro pubblico a Roma, il presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, ha detto: “Quello che sta accadendo con il conflitto russo-ucraino è pura follia. Sono convinto che se ci fossero più capi di governo donne una follia come questa non la vedremmo”. La prima cosa da dire è che la definizione di conflitto “russo-ucraino”, come se l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia fosse la guerra franco-prussiana del 1870, ovvero lo scontro tra due grandi potenze paritarie che si contendono il dominio dell’Europa, è già abbastanza strana. E forse rivelatrice del pensiero di Amato, visto che Russia e Ucraina – ovviamente – uguali non lo sono né dal punto di vista militare né sotto il profilo delle responsabilità. Ma andiamo oltre le definizioni, seppur, dicevamo, rivelatrici di una certa interpretazione del fatto.
Il presidente Amato dice anche che, secondo lui, in sostanza: se Zelensky e Putin fossero state due donne, la guerra non ci sarebbe stata. Ebbene, può anche darsi che il presidente Amato abbia ragione nel proporre un doppio e acrobatico regime change rosa a Mosca e Kyiv. Tuttavia, ancora una volta, nel paese (l’Italia) in cui la parità di genere specialmente negli elevatissimi incarichi istituzionali è ben più di una chimera, nel paese che non ha mai avuto per esempio né un presidente della Repubblica né un capo di governo donna, ebbene nel nostro siffatto paese ogni qualvolta un maschio di potere fa riferimento alla questione di genere si ha sempre (et pour cause) il sospetto che questo argomento retorico gli serva per nascondere dell’altro. Per esempio, una sostanziale posizione di equidistanza tra Russia e Ucraina. Fateci caso: quando il Pd deve cacciare un capogruppo inamovibile cosa fa? Scopre la questione di genere, ovviamente, e gli candida contro una donna. Se devono sostituire un potentissimo manager di stato? Pure. E lo fanno persino quando devono rimuovere il direttore della Festa del Cinema di Roma. Insomma, la questione di genere in Italia è solo un paravento.