(Foto di Ansa) 

Il piano in stallo

Ancora il 55 percento di riforme da completare: ecco cosa manca al Pnrr

Redazione

Ultima scadenza da Bruxelles: il 30 giugno. Ma per ora è stato completato solo un impegno su sei e le riforme su fisco, concessioni balneari, catasto e giustizia immobilizzano il Senato

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è ancora in ritardo: mancano 40 giorni alla nuova scadenza posta dai vertici europei nei confronti dell'Italia e nonostante i tempi stringano solo il 15,5 per cento degli impegni previsti è stato assolto, il 29,3 per cento è in fase conclusiva mentre la parte più importante, il 55 per cento è ancora da completare. Le riforme richieste da Bruxelles finiscono nelle sabbie mobili delle dispute tra i partiti: sul catasto Lega e Forza Italia hanno trovato l'intesa e adesso aspettano l'ok di Pd e Cinque stelle. Sulle concessioni balneari, il cui limite è stato posto non oltre il 31 maggio, invece, i partiti di Matteo Salvini e Giorgia Meloni sembrano irremovibili e chiedeno indennizzi per i concessionari uscenti. Per quanto riguarda la riforma del Csm, il leader del Carroccio è all'opposizione e trova il supporto di Matteo Renzi.

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Analizzando la questione in maniera più approfondita, i nodi sono principalmente quattro. In primo luogo le liberalizzazioni: sulla messa a gara delle spiagge italiane, oltre la parte riguardante i servizi pubblici locali, l'idroelettrico e i farmaci, le barricate della destra sono molto alte. Viene richiesto il rinvio delle gare e un indennizzo ai concessionari uscenti per il pieno valore dei beni perchè Lega e Forza Italia insistono che il tema non è stato citato dal Pnrr quindi si deve evitare. Dal canto loro M5s tiene alta la guardia sugli indennizzi, il Pd invece sostiene Palazzo Chigi che ha lanciato l'ultimatum: via libera del Senato entro il 31 maggio oppure si vota la fiducia. La data da cui si tenta di avviare le gare è il 31 dicembre 2022.

Il fisco è un'altro scoglio imponente: senza risolvere la concorrenza, non si risolve neanche il catasto, il cui dossier presenta punti di disaccordo tra le varie parti politiche. Infatti l'Ue chiede all'Italia di “allineare i valori catastali a quelli di mercato”: questo vorrebbe dire che fino al 2026 si avvierà una nuova mappa degli immobili italiani ma senza modifiche sulle tassazioni e come proposto dal centrodestra, conterrà un solo richiamo indiretto ai valori di mercato indicandone accanto alla rendita catastale una “ulteriore”, non valida a fini fiscali. La seconda richiesta dell'Ue sarebbe abbassare l'Irpef a partire dai redditi medio bassi ma in questo caso è il M5S a condizionare il proprio giudizio a seconda del testo finale.

Dal fronte giustizia il nodo è la riforma del Csm che non incide sui 2,8 miliardi che il Pnrr assegnerà all'Italia ma produce conseguenze dirette sull'efficienza: anche in questo caso l'opposizione è presentata da Lega e Italia Viva dove i primi si sono esposti tramite Giulia Bongiorno la quale ha comunicato di aver presentato emendamenti che renderebbe il testo più incisivo. Mentre i renziani hanno già annunciato l'astensione.

Infine le riforme sugli appalti, di cui approvate fino ad oggi 15 su 63 di quelle previste. Entro queste 63, 18 sono da varare entro la fine di giugno: 14 di rilevanza europea e 4 di rilevanza italiana. Tra quelle in corso ci sono l'approvazione della legge delega per la revisione del codice degli appalti pubblici, l'entrata in vigore del decreto ministeriale per il programma nazionale di gestione dei rifiuti, la riforma del fondo nazionale per l'efficienza energetica e l'aggiudicazione di tutti contratti di ricerca e sviluppo sull'idrogeno.

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