contro i populismi
Calenda e l'itinerario per un terzo polo di centro all'8 per cento
Il leader di Azione fissa la soglia minima di un nuovo soggetto centrista che costringa destra e sinistra a proseguire con Draghi. E non chiude la porta a nessuno. Obiettivo? “Spezzare il bi-populismo”
Un terzo polo. Lo strada di Carlo Calenda in vista delle politiche è chiara. Il leader di Azione intende creare un raggruppamento di tutte le forze politiche centriste, che abbia per parole d’ordine “pragmantismo” e “buongoverno”. Un polo che deve raggiungere almeno l’otto per cento dei consensi per costringere le forze politiche di destra e di sinistra a proseguire l’esperienza del governo Draghi e portare avanti quelle larghe intese che oggi sono necessarie “perché altrimenti il paese tra inflazione e Pnrr non si realizza e va a sbattere”.
Parlando con il Corriere, Calenda sottolinea che non intende chiudere la porta a nessuno. Oltre agli alleati di Più Europa, l’offerta è rivolta a tutte le forze politiche che vogliono pensare oltre il populismo: “Se persone ragionevoli di FI, della Lega e del Pd sono stanche di essere imprigionate con i populisti noi siamo aperti”. Un invito che potrebbe essere rivolto anche a Italia Viva, a patto che Renzi faccia chiarezza su due punti fondamentali, le alleanze con le destre alle amministrative e i suoi progetti personali (“non ritengo che si possa fare contemporaneamente politica e business”).
Sulla liaison tra Pd e Cinque Stelle Calenda non si fa illusioni. I dem “dove è possibile preferiscono sempre l’alleanza con il M5s perché hanno una base che è stata convinta che Conte sia un leader progressista” e poi attacca “questo è il disastro compiuto da Franceschini, Zingaretti e Bettini”.
Gli unici di cui il leader di Azione non vuole sentire parlare sono proprio loro, i grillini e i salviniani della Lega. Giuseppe Conte viene impietosamente definito “quintessenza del trasformismo, è talmente duttile che non sa più nemmeno lui quale sia la sua forma”. Per il leader della Lega Calenda spende anche meno parole: “Finita la sceneggiata vado non vado a Mosca, credo che tutti abbiano chiaro, compresi gli elettori della Lega e gli altri leghisti più seri, quale sia il suo spessore”. Ma sulla tenuta della maggioranza è ottimista. I due infatti “fanno molto ruomore per nulla” e scommette: “Il 21 giugno non succederà niente, faranno una risoluzione e la voteranno tutti”.