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I dolori del Carroccio

Salvini: "Fino a settembre rimango nel governo". Lo strappo a Pontida?

Redazione

"Attendo un cambio di passo da Draghi. Meloni? Alle politiche la Lega sarà il primo partito". Il leader leghista commenta il flop referendario e sulle amministrative dice: "Il centrodestra deve lavorare unito. A Verona Tosi dovrebbe coalizzarsi con Sboarina"

Matteo Salvini analizza i risultati delle amministrative e del referendum, ostentando sicumera nonostante i pochi successi di questi giorni. "Credo che gli elettori abbiano sempre ragione ma penso che alle politiche il primo partito del centrodestra sarà la Lega”, sostiene, intervistato dal Corriere della Sera. Uno dei pochi successi che Salvini può rivendicare è la riconferma del sindaco di Genova Marco Bucci, a cui il leader del Carroccio non ha mai mancato di dare il proprio supporto. Il capoluogo ligure è infatti la prima tappa post elezioni per il segretario federale, che vuole così “celebrare la vittoria figlia del Decreto Genova, provvedimento fortemente voluto dalla Lega e osteggiato dalla sinistra". Ma se quello in Liguria è un risultato positivo, non si può dire lo stesso di Verona, dove il candidato del campo largo Damiano Tommasi e il sindaco uscente Federico Sboarina andranno al ballotaggio, lasciando a mani vuote l'ex sindaco Flavio Tosi, a meno che non scenda a patti con Sboarina: “Lascio ai veronesi e al sindaco Sboarina ogni valutazione”, commenta Salvini. “Di sicuro non mi sembra saggio rinunciare ad una possibile alleanza: Verona non merita di finire alla sinistra”.

  

Il vero schiaffo che arriva da queste elezioni amministrative è però proprio sulla spaccatura interna al centrodestra, con il sorpasso di Fratelli d'Italia: che sta succedendo? “FdI beneficia dell'essere all'opposizione. Noi abbiamo preferito responsabilmente farci carico dei problemi degli italiani”, risponde Salvini, vantandosi di essersi “sacrificato per le giuste cause”. Eppure, ammette, “i nostri elettori preferiscono stare a casa. Sindaci e militanti mi segnalano una crescente insofferenza verso un governo che appare troppo sblanciato a sinistra su troppi temi. Su pace fiscale, pensioni, immigrazione, giustizia”.

 

Il capo del Carroccio ne approfitta così per togliersi dei sassolini e dirottare il discorso sulle responsabilità del governo: “Draghi dovrebbe fare la pace fiscale, a beneficio non dei grandi evasori ma di tanti cittadini perbene che non sono riusciti a pagare le tasse per colpa della crisi”. Poi, un revival dei cavalli di battaglia leghisti. "Bisogna superare definitivamente la legge Fornero, sigillare i confini visto che dall’inizio dell’anno si contano già 22 mila arrivi. Difendere il potere d’acquisto di salari e pensioni. Tutelare l’ordine pubblico nelle grandi città. Confermare il taglio delle accise e i fondi contro il caro energia". Insomma, "Draghi deve sapere che ci sono temi su cui non siamo disposti a transigere", dice Salvini, ma alla fine sull'ipotesi di uscire dal governo, come chiede Meloni, è cauto e temporeggia: "Abbiamo deciso di appoggiare il governo perché era necessario non lasciare il paese nelle mani di Pd e 5 Stelle che lo stavano sfasciando. Ora tutti quei dirigenti e militanti (compresi Zaia e Fedriga) che credevano in Draghi e in questo governo, col perseverare degli errori di Speranza e Lamorgese, di Bianchi e Giovannini, mi chiedono di rifletterci bene... Attendo risposte entro l’estate. Temo un autunno molto difficile. Ci sono tre mesi per sminare il terreno". L'appuntamento, per un'ipotetico strappo, è già fissato in calendario: "Torneremo sul pratone di Pontida il 18 settembre. Per quella data vogliamo risposte". 

       

Infine un punto sul flop referendario.  Nonostante non sia stato raggiunto il quorum, “hanno votato più di 10 milioni di italiani, con la Lega da sola a girare l’Italia parlando di 'GiustiziaGiusta'. Ora torneremo a lavorare in Parlamento perché la riforma è una necessità”, si difende il segretario della Lega. E smorza i toni anche sulla riforma Cartabia. Nessuna guerriglia, annuncia, "siamo d’accordo che voteremo alcuni emendamenti ma non mettiamo a rischio la riforma".