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Le parole del professore

Prodi boccia il campo largo. E sul sistema elettorale: "Tutto è meglio del Rosatellum"

Redazione

L'ex presidente del Consiglio è scettico sul futuro della coalizione: "C'è un campo senza recinti che va ridisegnato. Si sfrutti questa estate per discutere di programmi". Critico anche il sindaco di Milano Beppe Sala : "Il campo largo non esiste, lo dico da tempo"

Stop al campo largo. Il centrosinistra deve ripensarsi. L'ex presidente del consiglio Romano Prodi dice la sua sullo scenario politico italiano, dove nelle ultime settimane sono successe un po' di cose rilevanti, su tutte la scissione Conte-Di Maio. Il Pd attende di scoprire quale sarà la prossima mossa del leader dei cinquestelle sempre più lontano dal premier Draghi ma anche dai dem. Il progetto di una grande alleanza di centro sinistra, secondo Romano Prodi, è da archiviare: “Con la scissione Conte-Di Maio non si può più parlare di campo largo: c’è un campo senza recinti che va ridisegnato, se questo è il massimo che si può ottenere”, ha detto ospite di Metropolis. Seguito a ruota da Beppe Sala, che questa mattina ha espresso più o meno le stesse opinioni. "Io che il campo largo di fatto non esiste lo dico da tanto tempo. In questo momento anche Letta ha un bel problema perché obiettivamente la sua legittima richiesta di lavorare a un campo largo ha avuto come risposta solo 'io si ma solo se non c'è quello' quindi oggi bisogna prenderne atto", ha rimarcato il sindaco di Milano.

 

Ritornando alle parole di Prodi, secondo il professore bisogna approfittare di queste settimane estive per discutere programmi e punti, ridefinendo i tratti comuni tra le varie parti, diversamente di quanto si poteva pensare dieci giorni fa. Lo stesso segretario del partito, Enrico Letta, si sta arrovellando riguardo alle elezioni politiche, per cui è da considerare il calo di consensi del Movimento Cinque stelle: l'unico modo è ribadire l'opposizione al centrodestra. “Il perimetro del nostro progetto è chiaro: sostenibilità, giustizia sociale e diritti civili. Il Pd, in quanto perno del campo dei progressisti, ha la responsabilità di tenerlo aperto a tutti coloro che chiamati a scegliere su quei valori ci si identificano”. Quindi, sembrerebbe dire Letta, i valori dei democratici non cambiano se si scinde il M5s: “Quei valori vengono prima, poi ogni sigla deciderà se identificarvisi.”

 

Eppure la rottura tra il ministro degli Esteri, Luigi di Maio e il leader del Movimento Giuseppe Conte, con conseguente fondazione del partito dei fuoriusciti “Insieme per il futuro”, ha avuto ricadute anche sugli ambienti del Nazareno, costretti a spingere sulla riforma proporzionale che non obbliga i partiti alle alleanze: era Letta, tempo fa, a dire “il proporzionale mi fa venire l'orticaria” ma ora è sempre lui a cercare di convincere il centrodestra a cambiare il sistema elettorale. In che modo? Proponendo un sistema proporzionale, con un robusto premio di maggioranza alla coalizione, che porterebbe a due vantaggi: il primo sarebbe consentire di cancellare i collegi uninominali, e garantirebbe, nell'immediato delle elezioni, di indicare chi ha vinto e chi ha perso. Anche su questo punto Romano Prodi ha espresso la sua posizione: “Tutto è meglio del Rosatellum, anche un proporzionale con preferenze che almeno dà un minimo di potere all’elettore”. Un cambio d'opinione repentino da parte dell'ex presidente del Consiglio, libero di esplicitare il proprio pensiero non avendo più nessun incarico politico.

 

Dietro le quinte però i bisticci tra gli attori continuano. Anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini ha avvertito i cittadini: “Se il M5S strappa non si farà alcuna alleanza alle elezioni”. Di risposta Giuseppe Conte l'ha accusato di sfruttare il momento critico grillino. Il membro pentastellato della Camera Alberto Zolezzi ha accusato nella giornata di ieri l'assessore all'agricoltura e all'ambiente di Roma, Sabrina Alfonsi, definendola “assessore a Cosa nostra”. Volano stracci tra Pd e M5s: per questo, ribadisce Prodi, il campo largo non esiste più.