gli sconfessati
Paradossi a cinque stelle: ora difendono le banche sul Superbonus
La richiesta di modifica della misura punta a eliminare la responsabilità in solido degli istituti bancari per eventuali irregolarità legate ai crediti ceduti, che dovrebbero essere garantiti dallo stato. Ennesima giravolta grillina
Il Movimento 5 stelle continua a fare le bizze sul Superbonus. Questa volta la mina parlamentare è il Decreto aiuti, che contiene 23 miliardi a sostegno di imprese e famiglie e sul quale nelle prossime ore il governo potrebbe porre la fiducia: il provvedimento è insidiato da 400 emendamenti. A frenare l’iter del decreto che contiene la norma sul termovalorizzatore di Roma sono i 5 Stelle, che si battono per modificare il Superbonus. Oggi l’incontro tra Draghi e Conte, spostato alle 12, dovrebbe servire a raffreddare le tensioni ed evitare la fine prematura della maggioranza.
Ironia della sorte i 5 stelle stanno facendo le barricate in difesa delle banche. Perché la richiesta di modifica del Superbonus punta a eliminare la responsabilità in solido di quest'ultime per eventuali irregolarità legate ai crediti ceduti, che dovrebbero essere garantiti dallo stato. Ma si scontra quasi subito con un problema di coperture, circa 3 miliardi, sulle quali sia palazzo Chigi che il ministero dell’Economia non danno parere favorevole. Ennesima giravolta di un M5s oramai svuotato di tutti i presunti valori di cui si faceva carico: i grandi gruppi bancari erano sinonimo di malaffare e corruzione a scapito dei cittadini, oggi si ritrovano a difenderli. Per di più il Superbonus, come spiegato ieri in una risposta a interrogazione in commissione Finanze al Senato dalla sottosegretaria all’economia Maria Cecilia Guerra, incide negativamente sul bilancio dello stato e porta un elevato rischio frodi. Problemi che non sembrano preoccupare i grillini.
Ieri dovevano iniziare le votazioni in Aula invece il testo si è impantanato, anche perché gli altri partiti hanno respinto modifiche che avrebbero costretto a tornare in commissione. Senza la modifica proposta, però, i Cinque stelle fanno sapere che si opporranno alla richiesta di fiducia da parte del governo, minacciando di non votarla. “Spero e penso che ci sarà un passo avanti nel chiarimento fra loro”, dice il segretario Pd Enrico Letta. Mentre il premier vorrebbe evitare forzature e fa filtrare la “massima disponibilità” dell’esecutivo a trovare una soluzione.