il vertice
Vertice del Pd, i dem a un passo dalla rottura con Calenda: "Si proceda senza veti reciproci"
Letta convoca una segreteria nazionale allargata ai vertici istituzionali del partito per formalizzare una risposta al leader di Azione. Poi l'appello: "Ogni divisione rappresenta un regalo alla destra. Patti chiari e amicizia lunga". La risposta: "I patti sono chiarissimi". Ma la coalizione rischia di saltare
"In queste ore si stanno determinando decisioni fondamentali per la definizione dell'alleanza che sfiderà la destra sovranista alle prossime elezioni politiche. A nessuno sfugge che la posta in palio è altissima, per i destini del nostro paese e dell'Europa". Al termine della segreteria del Pd convocata di corsa questo pomeriggio da Enrico Letta, allargata a ministri, sindaci e capigruppo, è questo il messaggio che i dem mandano a Carlo Calenda.
"Patti chiari e amicizia lunga. E che valga la stretta di mano. Io e Calenda tre giorni fa ci siamo visti, eravamo d'accordo su un percorso e ci siamo stretti la mano, ma se tutto salta due giorni dopo, vuol dire che stringersi la mano non serve a niente", ha poi aggiunto il segretario del Partito democratico.
La risposta che chiedeva questa mattina Calenda a Letta tuttavia non è ancora arrivata. E infatti il leader di Azione non perde tempo e a Letta risponde: "Sei troppo intelligente per considerare questo appello una risposta. Vediamoci oggi con +Europa e chiudiamo in un senso o nell’altro. Così ci facciamo male tutti", è l'avvertimento dell'ex candidato sindaco di Roma, che più tardi ha aggiunto: "I patti sono chiarissimi. Legittimo dire 'non riesco' ma chiudiamo questa partita".
I dubbi sulla coalizione
I dubbi sulla coalizione – Pd alleato con Azione e +Europa per sfidare il centrodestra alle prossime elezioni – dovrebbero dunque essere sciolti oggi. Per il momento dal Pd c'è solo un appello: "Il Partito Democratico fa appello a tutte le forze politiche con cui, dopo le dimissioni del governo Draghi, si è lavorato per fare nascere un campo di forze democratiche e civiche: si proceda, senza veti reciproci, a costruire un'alleanza che prosegua nel forte impegno europeista che l'esecutivo guidato da Draghi ha saputo interpretare e che sia in grado di dare all'Italia un governo capace di consolidare la crescita, combattere le diseguaglianze e affrontare con credibilità l'emergenza economica, sociale e ambientale e la difficile situazione internazionale". "Noi siamo impegnati a far prevalere lo spirito unitario perché crediamo che, per essere vincenti in questa situazione, sia assolutamente necessario valorizzare quel che unisce e non quel che divide. Ogni divisione oggi rappresenterebbe un regalo alla destra che l'Italia non può permettersi".
Difficile leggere tra le righe un'apertura a quelle condizioni che Calenda ha più volte posto come base per un'alleanza. Il leader di Azione ha chiesto di impegnarsi a non candidare Luigi Di Maio, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli nei collegi uninominali - "No a candidati che non uniscono", ha chiarito, aggiungendo che per lo stesso motivo Azione non candiderà Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, le ministre ex forziste approdate venerdì nella segreteria di Azione - e di definire una piattaforma programmatica comune. L'unica soluzione possibile potrebbe essere quella di candidare i tre politici contestati da Calenda nei listini pluronominali della lista Democratici e Progressisti voluta da Enrica Letta.
Sul programma la richiesta del leader di Azione è stata spiegata questa mattina in una lettera inviata a Letta: "La nostra proposta per un'agenda repubblicana contiene tanti elementi che ci accomunano, dal salario minimo ai diritti. Ma su infrastrutture energetiche, revisione (non abolizione) del Rdc, politiche fiscali e di bilancio occorre trovare punti di compatibilità". La palla passa a nel campo dem.