la trattativa

Accordo tra Pd, Azione e +Europa: il 70 per cento dei seggi ai dem

Redazione

Le delegazioni dei tre partiti guidati da Letta, Calenda e Della Vedova si sono riunite alla Camera per oltre due ore. Trovata una quadra su candidature e programma. Passa la linea Calenda: nessun leader candidato nei collegi uninominali. Bonelli, Fratoianni e Di Maio correranno nel proporzionale

Dopo due ore di trattative, c'è l'accordo. Alle prossime elezioni Pd, +Europa e Azione correranno in coalizione. "Abbiamo dimostrato una grande responsabilità. Il passo fatto oggi è molto importante", ha commentato con soddifazione il segretario dem Enrico Letta nella conferenza stampa convocata subito dopo l'intesa: "Era nostro dovere superare gli ostacoli tra di noi e trovare un'intesa che ci consentisse di offrire agli italiani una proposta che sia vincente, in grado di essere competitiva ed alternativa a queste destre. Il passo di oggi rende le prossime elezioni contendibili". Il leader democratico ha poi spiegato che "come Pd  continueremo la discussione, al di fuori dei rapporti bilaterali con Azione e +Europa, con altre liste, con cui abbiamo un rapporto fondamentale".

L'accordo è stato salutato con favore anche da Carlo Calenda. "Pienamente e totalmente soddisfatti del testo sottoscritto i cui principi sono equità, responsabilità e la sfida dell'Italia per il futuro", ha detto il segretario di Azione, che ha aggiunto: "Siamo solidi, siamo compatti, andiamo a vincere queste elezioni. Niente è scritto".

 

Rinviato di un giorno. Poi di mezz'ora: l'appuntamento è alle 11, 30, ma Carlo Calenda arriva con qualche minuto di ritardo. Lo aspetta una delegazione di dem guidata da Enrico Letta. "Veniamo con spirito costruttivo, non è difficile se c'è la volontà", dice il leader di Azione entrando al gruppo Pd della Camera, dove oltre al segretario ci sono anche il suo braccio destro Marco Meloni, le capigruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, il segretario di +Europa Benedetto Della Vedova, Riccardi Magi e Matteo Richetti, presidente di Azione. 

L'incontro non inizia con le migliori premesse, dopo una giornata di botta e risposta tra il leader di Azione e quello del Pd al termine della quale sembrava che lo strappo fosse imminente, ma che nessuno dei due volesse prendersene la resposabilità. Dal Pd in mattinata non abbondavano rassicurazioni: “Tutto quello che possiamo dirvi è che dura. Non si sono ancora mandati a quel paese”, dicono al Foglio fonti del Nazareno. Ma la trattativa alla fine dura più di due ore, segno che la volontà di trovare un accordo c'è. Si discute dei dettagli. 

Il nodo più difficile da sciogliere - al netto dei punti per avere una base programmatica comune - resta sempre quello dei collegi uninominali. Il veto di Calenda è quello di non candidare Bonelli, Fratoianni e Di Maio. "Già accettarli in coalizione per noi è problematico, ma ti siamo venuti incontro”, è il ragionamento ribadito in questi giorni. 

 

 

Per Azione +Europa - che gli ultimi sondaggi danno insieme al 6,8 per cento, in crescita dello 0,8 per cento rispetto all'ultima rilevazione - le alternative all'alleanza con il Pd sono due: correre da soli o avvicinarsi a un terzo polo che guardi a Matteo Renzi. Ma non è detto che i due partiti si muovano uniti in questa direzione.

Emma Bonino spinge per stringere l'alleanza con il Pd, tenendo fuori Italia Viva. Senza girarci troppo intorno, è Maria Elena Boschi a lanciare su Twitter una mina diretta alla senatrice radicale. "Emma Bonino dice NO a Matteo Renzi perché nel 2014 non è stata confermata ministro degli Esteri. Credo sia meglio costruire il #TerzoPolo anziché vivere di rancori personali".

 

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