Nasce il Terzo polo, ed è una buona notizia
Ora Renzi e Calenda dimostrino di saper costruire il partito modernista
Malgrado i rapporti personali da tempo deteriorati, mercoledì notte Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno siglato un accordo elettorale che consentirà di avere sul proscenio del 25 settembre la possibilità di votare il cosiddetto Terzo polo. In Parlamento sarà dunque rappresentata una componente liberal riformista ed europeista capace, si vedrà in che misura, di condizionare scelte e inclinazioni politiche in un paese – il nostro – che ha sempre fatto scarso uso di idee liberali e nel quale nuove forme di corporativismo autarchico e di massimalismo socialisteggiante attraversano sia il centrodestra sia il centrosinistra.
Che esista un Terzo polo con queste caratteristiche è una buona notizia. La concomitanza di pandemia, crisi energetica e alto debito pubblico in un contesto d’incertezza dovuto anche al conflitto in Ucraina, impone scelte non ideologiche. E non populistiche. In materia di approvvigionamento energetico (vedi Piombino), in materia di rapporti con l’Europa (vedi il nuovo Patto di stabilità) e anche in materia di contenimento del debito (si contrasta con la crescita che però fa a cazzotti con la politica assistenziale e con il sovranismo industriale).
Se il Terzo polo dovesse avere numeri consistenti, non è nemmeno escluso che diventi, forse non subito ma in una fase successiva della legislatura, un elemento decisivo negli equilibri parlamentari. Anche nella composizione del governo, qualora il centrodestra non dovesse ottenere quella vittoria napoleonica che certi sondaggi gli attribuiscono. O qualora un primo tentativo di governo di maggioranza del centrodestra dovesse attorcigliarsi aprendo la strada a soluzioni diverse, come d’altra parte è accaduto nella legislatura appena conclusa. Gli attacchi di Forza Italia a Calenda e Renzi sembrano dimostrare che il Terzo polo spaventa il partito che un tempo rappresentava una parte del ceto medio. Adesso sta ai due protagonisti del patto, Renzi e Calenda appunto, dimostrare di saper costruire qualcosa di nuovo, non solo tattico, a partire da questa alleanza.