Direzione infuocata
"Scelta politica, niente scuse vigliacche". Esclusi dalle liste dem Lotti, Ceccanti e Fedeli
L'ex ministro dello Sport attacca il segretario Letta, colpevole di "aver preferito quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd. Critico anche il costituzionalista Ceccanti. Cirinnà verso la rinuncia alla candidatura in un collegio difficile
Nessuna tensione, ma fisiologiche discussioni. Siamo un partito". Così hanno provato a giustificarsi nel giorno di Ferragosto dal Nazareno quando il clima (politico) iniziava a scaldarsi sul tema delle candidature. Molti, troppi, ambivano a quei (pochi) seggi blindati a disposizione del Partito Democratico. La vera tempesta scoppia in tarda serata. Quattordici minuti dopo mezzanotte, la direzione nazionale dei dem approva (3 contrari, 5 astenuti) la delibera per votazione delle liste del Partito Democratico per le elezioni politiche 2022. Il segretario Enrico Letta mette le mani avanti, ma gli esclusi eccellenti iniziano subito a farsi sentire.
"Leggo con stupore dalle agenzie che sarei candidato numero 4 al proporzionale a Firenze Pisa. La notizia e' destituita di qualsiasi fondamento come ben sa il segretario Letta", scrive su Facebook il costituzionalista Stefano Ceccanti, capogruppo in commissione Affari Costituzionali dal 2018 e già senatore. Le voci della sua esclusione si erano rincorse durante la giornata e avevano già sollevato qualche perplessità. Secondo il giurista Francesco Clementi, senza l'onorevole Ceccanti "il Parlamento sarebbe molto più povero". Attestati di stima arrivano anche da rivali politici come il senatore Andrea Cangini, eletto con Forza Italia e passato ad Azione dopo la caduta del governo Draghi, che lo definisce un "autorevole deputato, tra i più attivi".
Non siederà più tra gli scranni della Camera anche il deputato e già ministro dello Sport Luca Lotti, considerato da sempre vicino a Matteo Renzi. "Il segretario del mio partito ha deciso di escludermi dalle liste per le prossime elezioni politiche. Mi ha comunicato la sua scelta spiegando che ci sono nomi di calibro superiore al mio. Confesso di non avere ben capito se si riferiva a quelli che fino a pochi mesi fa sputavano veleno contro il Pd e che oggi si ritrovano quasi per magia un posto sicuro nelle nostre liste", spiega su Facebook il parlamentare. Poi attacca: "La scelta è politica, non si nasconda nessuno dietro a scuse vigliacche", prima di precisare che resterà sempre "dalla parte del Pd".
Un altro nome di peso rimasto fuori ("per fortuna ho altri lavori") è quello della senatrice Monica Cirinnà, paladina della comunità Lgbt che nel 2016 ideò la legge sulle unioni civili, che ha rinunciato alla nomina: "Mi hanno proposto un collegio elettorale perdente in due sondaggi, sono territori inidonei ai miei temi e con un forte radicamento della destra. Evidentemente per il Pd si può andare in Parlamento senza di me, è una scelta legittima", ha spiegato la Cirinnà al Corriere della Sera. In sua difesa si è espressa la comunità Lgbt con il presidente di Gaynet, Rosario Coco, che definisce la sua esclusione "un grande favore alle destre".
Neanche la senatrice Valeria Fedeli, già vicepresidente del senato e ministra all'Istruzione, sarà della partita alle prossime elezioni. "Proseguirò il mio impegno politico sul territorio per continuare a cercare soluzioni che migliorino la vita delle persone", annuncia sui social l'ex delegata della CGIL che ricorda come "non si smette mai di essere sindacalista".
Gli altri delusi avranno ancora tempo per farsi sentire. Il termine per presentare l'elenco dei nomi presso le cancellerie delle corti d'appello è tra una settimana.