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Editoriali

Se non a Piombino, dove lo facciamo il rigassificatore?

Redazione

Fratoianni e Bonelli indichino una alternativa al porto toscano. Con la cultura “Nimby” non si governa

Ora che il gioco (al massacro) delle liste è chiuso, e l’indicazione di massima già emersa nelle scorse settimane è stata confermata, con curvatura del Pd di Enrico Letta verso le posizioni e le esigenze della sinistra-sinistra e della sinistra-ecologista, sarebbe interessante avere qualche risposta più precisa di quelle finora ascoltate. Ad esempio sul rigassificatore di Piombino. Quell’impianto di cui il presidente del Consiglio Mario Draghi, nel suo ultimo discorso al Parlamento nel pieno delle sue funzioni, aveva detto: “Non è possibile affermare di volere la sicurezza energetica degli italiani e poi, allo stesso tempo, protestare contro queste infrastrutture… In particolare, dobbiamo ultimare l’istallazione del rigassificatore di Piombino entro la prossima primavera. E’ una questione di sicurezza nazionale”. Sicurezza nazionale, non opinioni.

 

Nicola Fratoianni di Si e Angelo Bonelli di Europa Verde hanno ottenuto l’obiettivo, il lasciapassare di coalizione verso collegi sicuri. Tutti e due sono contrari al rigassificatore di Piombino. Consapevole della profonda divergenza di visione (almeno ufficiale: il Pd ha sempre sostenuto le scelte di governo in materia energetica) il Pd ha preferito mantenersi su una posizione interlocutoria, sottolineando ad esempio che i rigassificatori sono “soluzioni-ponte” e aprendo all’idea di compensazioni “anti Nimby”. Qualche giorno fa, Fratoianni ha dichiarato: “Non siamo il partito del ‘No’, sappiamo bene di essere di fronte a un’emergenza energetica”. Allo stesso tempo, il leader dell’Alleanza sinistra-verdi insiste: “Stiamo con la gente di Piombino, che non vuole un’infrastruttura del genere nel porto”. E, come possibile soluzione, si è limitato a dire: “Venga trovata una collocazione alternativa”. Finché si è nelle fasi iniziali di una campagna elettorale, la propaganda facile è tollerabile. Ora che liste e programmi sono decisi, spetta a chi dice “no” indicare una soluzione alternativa e praticabile. Diversamente, si avrebbe solo la conferma che protestare è facile, ma la maturità di stare al governo è ancora lontana.

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