verso (e dopo) le elezioni
Bonaccini parla come un candidato segretario Pd. "Ora faccio campagna elettorale"
Il presidente della regione Emilia-Romagna è concentrato sulle prossime elezioni ed è convinto che si possano ribaltare i risultati, ma dopo si dovrà aprire un discorso sulle correnti interne ai dem
Stefano Bonaccini guarda al risultato del 25 settembre. Come si era fatto nella sua regione, l'Emilia-Romagna, le intenzioni di voto possono essere ribaltate. Anche se gli ultimi sondaggi - come quelli precedenti - danno in testa, immota, la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Ma, secondo il governatore, a quanto dice oggi in un'intervista alla Stampa, serve guardare poco ai sondaggi e pensare poco agli avversari. "Chi parla del 26 vuol dire che ha già dato per certa la sconfitta". Quindi i programmi per le prossime settimane sono chiari: "Abbiamo davanti un mese per fare una proposta al paese. Pochi punti, molto netti".
Le elezioni hanno già creato i loro malumori, soprattutto per quel che riguarda le liste e la questione dei paracadutati che ha coinvolto le coalizioni, e che il presidente di regione sperava potesse essere scongiurata, almeno in Emilia-Romagna. "Quasi tutti i nostri candidati sono riconosciuti e riconoscibili", dichiara Bonaccini, inoltre si sa che quando ci si allea in politica "anche le liste più piccole devono avere garantiti dei candidati eletti". Certo, è importante sottolineare, soprattutto in un partito contenitore come il Pd, il peso delle correnti nella scelta dei candidati, che spesso trascende anche il legame con il territorio. Nelle intenzioni future del presidente di regione comunque c'è quella di aprire delle discussioni, su due temi: le correnti, appunto, e la "selezione della classe dirigente".
Stefano Bonaccini declina l'ipotesi che dopo le elezioni possa aprirsi una crisi interna al Partito democratico che porti all'elezione di un nuovo segretario, magari lui: "È una discussione lontana da me, ora faccio campagna elettorale". Allo stesso tempo, come sottolinea: "La mia coalizione va da Azione-Italia viva a Verdi-Sinistra italiana". E non c'è mai stata nessuna crisi interna alla giunta, aggiunge.
Non c'è posto, invece, per il Movimento 5 stelle, che ha rotto con i dem anche alle elezioni regionali. Un altro "errore di Conte", commenta il presidente di regione, proprio come quello di crare le premesse che hanno portato alla caduta del governo Draghi.
Comunque sia, "ora si fa il massimo per dare una mano a Enrico Letta".