Carlo Nordio nel libro di Claudio Cerasa: “L'immunità parlamentare? Aveva ragione Bettino Craxi”
Nell'ultimo libro del direttore del Foglio, l'ex magistrato (oggi candidato da Fratelli d'Italia) spiega perché l'immunità parlamentare non è un privilegio del singolo, ma una garanzia per l'elettore, e perché la pensa all'opposto della Meloni sull'ergastolo ostativo
Intervistato da Claudio Cerasa nel suo libro uscito oggi per Rizzoli (Le Catene della Destra) l'ex magistrato Carlo Nordio, candidato da Fratelli d’Italia, approfondisce le sue posizioni sull’immunità parlamentare: “L’immunità parlamentare non è un privilegio del singolo, anche se spesso se ne è fatto abuso fino all’indecenza. È una garanzia data alla carica, e di conseguenza all’elettore, che non può ammettere che il suo rappresentante venga eliminato magari da un magistrato imprudente, politicizzato o impazzito. Togliatti, De Gasperi, Saragat, i nostri padri costituenti, non erano ingenui: sapevano benissimo il rischio che questa guarentigia potesse essere uno scudo per dei malandrini, ma lo hanno accettato perché i danni sarebbero stati maggiori. Come in effetti si è visto”.
“Alla fine – aggiunge Nordio nel libro di Cerasa – come ha riconosciuto anche Luciano Violante, ex presidente della Camera, ex responsabile giustizia del Pci, ex magistrato anche lui, lo aveva capito bene Bettino Craxi. Quando nel suo famoso discorso tenuto alla Camera il 3 luglio del 1992, in occasione della fiducia al governo Amato, disse che ‘nel vuoto tutto si logora, si disgrega e si decompone’ aveva ragione. Ecco: doveva essere, quella, una riforma utile a restituire forza alla politica, ma è andata diversamente. Prima del 1993, le autorizzazioni venivano grosso modo sempre negate”. Per l’ex procuratore aggiunto a Venezia, “dopo il 1993, la politica ha scelto di passare da un’esagerazione a un’altra. Salvo rari casi i partiti per un lunghissimo periodo non hanno più avuto la forza di respingere le richieste della magistratura inquirente”.
Nel libro di Cerasa, Nordio si esprime anche sul tema dell’ergastolo ostativo, cioè l'impossibilità assoluta per i condannati per reati di mafia e terrorismo di poter accedere ai benefici penitenziari concessi agli altri detenuti. Per Giorgia Meloni, si tratta di una formula “da mantenere”. Carlo Nordio, invece, la pensa al contrario. “Io penso che l’ergastolo ostativo, il principio cioè che al reo non venga concessa la possibilità di alcun beneficio, sia un’eresia contraria alla Costituzione. Bisogna strutturare la legge in modo che l’ergastolo possa rimanere come principio ma bisogna anche ricordarsi cosa dice l’articolo 27 della Costituzione: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’. Spiace per chi a destra la pensa così, ma il punto è evidente: il fine pena mai non è compatibile, al fondo, con il nostro Stato di diritto”.