editoriali
La coerenza di Meloni e il Mes
Da Bruxelles fanno sapere che dall’Italia ci si attende la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità. L’Unione europea chiede all’Italia di adottare il trattato: Fratelli d'Italia rinnegherà il suo niet?
Da Bruxelles fanno sapere che dall’Italia ci si attende la ratifica della riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità: “È un impegno preso dalla Repubblica italiana”, ha fatto sapere un alto funzionario dell’Ue rimasto anonimo.
Al momento l’Italia e la Germania sono le uniche due capitali che non hanno ancora concluso il processo di ratifica. In Germania il tema è giuridico, dato che per il via libera si aspetta il verdetto della corte costituzionale dopo un ricorso. Ma in Italia, a cui il messaggio da Bruxelles è destinato, il problema è tutto politico. Perché il centrodestra è costituito da partiti che si sono radicalmente opposti al nuovo trattato, usando peraltro argomenti distorti e scorretti e presentando il Mes come un organismo che attenta alla sovranità nazionale.
Quando il ministro dell’Economia Daniele Franco, a febbraio, aveva annunciato l’intenzione del governo Draghi di “presentare il disegno di legge di ratifica alle camere” per dare seguito “agli impegni assunti dall’Italia nei confronti dei partner europei”, era scoppiato un caso politico nella maggioranza. Il M5s si era tenuto sul vago e Salvini aveva dichiarato che non era il caso di parlare di Mes “nel momento in cui c’è gente che muore sotto le bombe”. Giorgia Meloni, invece, era stata molto più netta: “Annuncio che la nostra opposizione sarà totale”, disse alla Camera.
Ora è probabile che Meloni si troverà in una posizione diversa rispetto a pochi mesi fa: leader di governo anziché leader di opposizione. Ed è probabile che insieme al ruolo dovrà ribaltare anche la linea, perché un’Italia che da sola blocca un’importante riforma istituzionale comunitaria farebbe un danno all’Europa e al paese, agli interessi europei e a quelli nazionali. La coerenza, che ha premiato molto FdI in termini di consensi, non è sempre un valore: soprattutto quando impone di continuare a sostenere posizioni sbagliate.