Editoriali
La lezione di Draghi a Salvini e Meloni
Il presidente del Consiglio spiega ai due leader della coalizione di destra perché l’Italia deve stare alla larga da Putin e Orbán
In una conferenza stampa in cui è stato più combattivo e diretto del solito, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dato un’importante lezione di politica estera alla destra italiana, richiamando l’importanza sia dei valori sia degli interessi (due princìpi a cui spesso si richiamano sovranisti e patrioti). La prima bordata è stata a Matteo Salvini e alle sue dichiarazioni contro le sanzioni alla Russia. “Le sanzioni funzionano”, ha detto il premier.
“La propaganda russa ha cercato di dimostrare che non funzionano: non è vero. Le sanzioni funzionano, altrimenti non si spiegherebbero certi comportamenti recenti del presidente Putin. Bisogna continuare con il sostegno all’Ucraina, fino a che non vinca la guerra di liberazione da chi ha invaso il suo paese. Questa è stata la linea del mio governo”. Difesa dei valori occidentali e, pertanto, bocciatura della linea filorussa di Salvini, che il premier si augura non prevarrà nel centrodestra su quella filoatlantica di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni.
Ma Draghi ne ha avute anche per la leader di Fratelli d’Italia. A una domanda sulla condanna del Parlamento europeo nei confronti dell’Ungheria di Orbán per le ripetute violazioni della democrazia, decisione a cui si sono opposti Salvini e Meloni, Draghi ha detto che “abbiamo una certa visone dell’Europa, difendiamo lo stato di diritto e i nostri alleati sono Germania, Francia e quei paesi che difendono lo stato di diritto”.
I valori europei prima di tutto, quindi. Ma siccome non sembrano scaldare i cuori della destra, Draghi ha introdotto un’altra ragione per stare alla larga dall’Ungheria di Orbán. “Com’è che uno si sceglie i partner? Per comunanza ideologica, certo – ha detto Draghi – . Ma bisognerebbe avere in mente anche l’interesse degli italiani, chiedendosi: quali sono i partner che mi aiutano a difendere meglio gli interessi degli italiani? Chi conta di più tra questi partner?”. Insomma, se non per amore dello stato di diritto, che la destra stia lontana da Orbán per amore dell’interesse nazionale.