La Lega fa naufragare la riforma fiscale (nonostante gli appelli di Draghi)

Non passa la calendarizzazione della delega fiscale (in primis per l'ostruzione leghista). Solo qualche giorno fa Draghi aveva chiesto il "rispetto della parola data"

Redazione

Solo qualche giorno fa, nella sua ultima conferenza stampa da Palazzo Chigi, Mario Draghi l'aveva detto con toni piuttosto netti: "Sulla delega fiscale c'era un accordo con le forze politiche. Sarebbe stata votata il 7 settembre e il governo si è impegnato a non scrivere i decreti delegati fino alle elezioni. Noi abbiamo mantenuto la parola, ma una delle forze politiche non l'ha fatto". Si riferiva alla Lega, che ieri è passata alle vie di fatto. Affossando la riforma dopo circa due anni di lavoro. Niente revisione delle aliquote Irpef, abolizione dell'Irap, flat tax sopra i 65mila euro, quindi. Oltre allo stop alla revisione degli estimi catastali, su cui il centrodestra aveva già tempo addietro minacciato di far cadere Draghi nella pienezza delle sue funzioni.

"Noi tutti abbiamo cercato di fare il possibile per mantenere la parola data. Questo di non mantenerla non è il metodo di questo governo. C'è una grossa differenza tra chi lo fa chi no", aveva aggiunto Draghi bacchettando, senza mai nominarlo, soprattutto il partito di Matteo Salvini.

Come si è arrivati al naufragio della riforma del fisco?

Ieri nella conferenza dei capigruppo la Lega ha preteso che il testo della delega fiscale venisse votato in blocco con altre norme, tra cui la riforma dell'ergastolo ostativo e dell'equo compenso. Una volta venuto meno questo presupposto, non si è più trovato l'accordo per la calendarizzazione, nonostante fino all'ultimo dal governo avessero provato, d'accordo con la presidente del Senato Casellati, a ricavare una finestra temporale per il voto in Aula. Il che vuol dire che il lavoro di questi mesi è andato perso e dovrà riprendere (sotto forme tutte ancora da capire) nella prossima legislatura. In cui il centrodestra, com'è noto, se dovesse vincere proverà a scardinare l'impostazione seguita da Draghi. Puntando su un allargamento della flat tax.

Insomma è un epilogo che si poteva indovinare da tempo. E a nulla sono valsi i richiami alla responsabilità di Draghi. I partiti (Lega in primis) sembrano aver risposto al premier: "Mantenere le promesse non è il nostro metodo".

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