Il caso
Ora il Pd teme di essere cannibalizzato dal M5s
Più che lo scioglimento, il timore di molti parlamentari e dirigenti dem è quello di schiacciarsi troppo sulle posizioni grilline. Il senatore Borghi: "Hanno tenuto un atteggiamento ostile nei nostri confronti. Serve un supplemento di riflessione"
Avvertono il rischio di farsi cannibalizzare. Lo dicono in chiaro, davanti ai microfoni. Sanno che le prossime settimane il Pd dovrà scongiurare uno spauracchio più forte degli altri, persino più dello scioglimento, della rifondazione sotto altre vesti: la sottomissione al Movimento cinque stelle di Giuseppe Conte, uscito se non vincitore senz'altro galvanizzato dal voto del 25 settembre. Dirigenti, parlamenti ed ex in queste ore, interrogati sul destino della loro forza politica, non fanno che ammonire rispetto a questo scenario che considerano il peggiore possibile. Lo ha fatto, per dire, questa mattina in un'intervista al Corriere della Sera il senatore del Pd Enrico Borghi, componente del Copasir uscente. A proposito della relazione con i grillini l'appena eletto a Palazzo Madama ha offerta un'analisi molto lucida. "A mio avviso va chiarita a fondo la natura dei Cinque Stelle. C’è chi li ritiene il frutto delle magnifiche e progressive sorti del progressismo. Sin qui hanno tenuto un atteggiamento fortemente ostile al Pd, dentro una campagna elettorale che ha intrecciato Juan Domingo Perón con Achille Lauro. Ed ora si propongono di cannibalizzarci. Direi che serve un bel supplemento di riflessione". Un modo per dire: alt, prima diamoci un'identità e una riorganizzazione profonda. Dopo di che si potrà tornare a confrontarsi sui temi. Ma ogni passaggio preliminare sarebbe prematuro, oltre che controproducente.
Più o meno lo stesso discorso fatto ieri dall'ex senatore Luigi Zanda in un'altra intervista a Repubblica. In qualità di ex tesoriere del Pd, Zanda conosce le dinamiche interne al partito. Ne ha osservata l'evoluzione. Anche le sue parole sono molto utili a capire quanto l'idea che ci si possa appiattire sul nuovo corso grillino faccia capolino nella mente di molti dirigenti che ancora s'interrogano sul significato di questa fase. Un periodo di transizione che dovrà condurre, ancora non si sa quando, al nuovo congresso. "Lo vogliamo capire che Conte, come Renzi e Calenda, vogliono disintegrare il Pd per prenderne i voti? Lo ripetono tutti i giorni", ha detto il parlamentare di lungo corso, che ha scelto di non ricandidarsi. "Il Pd dovrebbe sciogliersi e mandare allo sbando il sistema politico italiano per l’egoismo di Conte, Renzi e Calenda? Non scherziamo! Il Pd non è una
costola dei 5S, che hanno dimezzato i loro voti del 2018. Ci vuole l’astuzia acrobatica di Conte per fare passare una sconfitta per una vittoria". Ma non solo. Perché anche sulle politiche rappresentate dal M5s secondo Zanda urgerebbe una profonda pausa di riflessione: "La loro politica sociale finora è stata la politica dei ristori e sovvenzioni, un po’ alla maniera del vecchio Achille Lauro a Napoli. Può il Pd mettersi a scopiazzare politiche assistenziali in deficit di bilancio? O sarebbe meglio discutere di come creare lavoro, migliorare le scuole, mantenere alti i livelli della sanità. Per allearsi con i 5S servono lavoro politico e buonafede".
Sono voci che mirano a riorientare un dibattito che, anche dal lato apicale, da subito è sembrato molto interessato a percorrere la via di un riavvicinamento al Movimento cinque stelle. Persino il candidato più accreditato per raccogliere l'eredità di Enrico Letta, il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ha detto che intende "riaprire il dialogo con i grillini". E questo deve essere sembrato un campanello d'allarme per chi si è ricordato, tra le altre, le parole di Carlo Calenda: "Pd e M5s si alleeranno un minuto dopo le elezioni". Fatto sta che questo tentativo di integrazione, assorbimento, c'è chi non lo digerisce affatto. E ha già fatto capire che non intende restare in silenzio.