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editoriali

Il saluto di Draghi ai ministri è un insegnamento finale alla politica

Redazione

La campanella (da statista) del premeir in carica è suonata. Breve e puntuale, il premier uscente lascia la scena ringraziando tutti per il lavoro svolto

Niente musi lunghi e sguardi in tralice, questa volta, quando verrà il momento della cerimonia della campanella, nella sala delle Galere. Lo stile con cui il presidente del Consiglio Mario Draghi ha ringraziato, e detto quel che c’era da dire, ai membri del suo governo – nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri durato mezz’ora ma tutt’altro che formale: si è  approvato tra l’altro il Documento programmatico di bilancio – è l’ultimo gesto di buon esempio che Mario Draghi dona al nostro paese. La sua ultima indicazione, alla new wave parlamentare e del prossimo governo, di come vanno interpretati i ruoli istituzionali. Salutando i colleghi dell’esecutivo, ha usato poche parole per indicare contenuti precisi: “Voglio ringraziare tutti voi per il lavoro che avete svolto in questo anno e mezzo. Avete fronteggiato una pandemia, una crisi economica, una crisi energetica, il ritorno della guerra in Europa. Avete organizzato la campagna vaccinale, scritto e avviato il Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato un numero enorme di misure di sostegno economico. Dall’organizzazione dei vertici G20 al sostegno immediato e convinto all’Ucraina, avete reso l’Italia protagonista in Europa e nel mondo”.

Ha ricordato che “l’unità nazionale è, per forza di cose, un’esperienza eccezionale, che avviene soltanto nei momenti di crisi profonda. Mantenerla, come avete fatto, per molti mesi, richiede maturità, senso dello Stato, e anche un bel po’ di pazienza”. E infine: “Tra qualche settimana, su questi banchi siederà il nuovo esecutivo, espressione del risultato delle elezioni che si sono appena tenute. Vi rinnovo l’invito ad agevolare una transizione ordinata, che permetta a chi verrà di mettersi al lavoro da subito. Lo dobbiamo alle istituzioni di cui abbiamo fatto parte, ma soprattutto lo dobbiamo ai cittadini. I governi passano, l’Italia resta”. Piccolo brindisi, e il ringraziamento che tutti gli italiani devono a un servitore dello stato così.

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