Editoriali
Segre e La Russa, pur così diversi, servono la stessa Costituzione
I due discorsi in Senato hanno ripercorso due storie di vita agli antipodi, ma compatibili l'una con l'altra. Entrambi hanno reso chiaro uno spirito inclusivo e la volontà di abbattere le ideologie e avvicinarsi sempre più ai valori repubblicani
La prima seduta del Senato, dedicata all’elezione del presidente, è stata caratterizzata da due discorsi, quello di Liliana Segre e quello, dopo l’elezione, di Ignazio La Russa. Non sono stati discorsi sovrapponibili – in ognuno si è espressa anche la personalità e la storia personale degli oratori – ma assolutamente compatibili. I percorsi umano e politico di Segre e La Russa non potrebbero essere più distanti, proprio questo rende significativa la loro convergenza su una “retorica repubblicana” veramente apprezzabile.
Quello che è apparso evidente è lo spirito inclusivo, la volontà di abbattere gli steccati ideologici del secolo scorso, per passare a una più sana dialettica basata su contenuti e proposte politiche alternative secondo la logica della competizione democratica. Segre ha accolto il responso elettorale senza recriminazioni e ha invitato tutti a rispettare i capisaldi della Costituzione e la tradizione repubblicana simboleggiata dalle feste nazionali. La Russa ha ripercorso la sua lunga vicenda parlamentare punteggiandola con riferimenti e ringraziamenti a esponenti della sinistra come Giorgio Napolitano e Sandro Pertini, insomma ha riletto la sua vicenda come un costante avvicinamento ai valori repubblicani, che oggi si impegna a difendere in modo imparziale.
Una Repubblica che proprio per la sua capacità inclusiva trova un posto per tutti, senza preclusioni ma anche senza tolleranze per chi non ne rispetta le regole, dimostra, anche in tempi difficili come questi, la sua forza morale e istituzionale. Naturalmente si discuterà molto delle modalità di elezione di La Russa, con le infedeltà nel centrodestra e nelle opposizioni, ma se questa cronaca parlamentare resta episodica, quello che si spera resterà è invece il passo compiuto con i due discorsi dei presidenti del Senato verso la concordia nazionale, che secondo il dettato costituzionale è basata sul confronto tra una maggioranza e le opposizioni, costituite da parlamentari tutti “rappresentanti della nazione”.