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editoriali

Sui migranti serve un cambio di paradigma. Appunti per il governo Meloni

Redazione

La priorità non è bloccare le partenze, ma gestire a livello europeo gli arrivi. Cosa fare per avere un Viminale non Truce

Tira aria di continuità dalle parti del Viminale quando si parla di fare la guerra alle ong nel Mediterraneo. Il nuovo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha inaugurato il suo corso con una direttiva che minaccia l’interdizione nelle acque territoriali a due navi umanitarie, la Ocean Viking e la Humanity One. Secondo il ministro, non sarebbero “in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”. Matteo Salvini ha subito recapitato all’ex prefetto i suoi complimenti, mettendo già in imbarazzo Piantedosi, su cui incombe il “peccato originale” di essere stato capo di gabinetto ai tempi dei porti chiusi. “Escludo ingerenze di Salvini”, ha assicurato il neo ministro. Ma la politica del governo nei confronti delle ong è destinata a restare agguerrita, nonostante i migranti salvati dalle navi umanitarie siano a mala pena il 14 per cento del totale e sebbene non sia mai stata provata l’esistenza di un pull factor, cioè di un fattore che incentivi le partenze.

D’altra parte, in queste ore,  gli stessi operatori umanitari sono rimasti sorpresi dal vigore con cui le autorità italiane stanno intervenendo per salvare centinaia di naufraghi. Nel canale di Sicilia si è appena conclusa quella che il capomissione di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini, ha definito “la più grande operazione compiuta da assetti istituzionali dai tempi di Mare Nostrum”, con 1.800 persone recuperate dalla nave Diciotti e da due motovedette. Meloni ha proposto una nuova missione europea Sophia e c’è da sperare che l’Italia voglia davvero tornare a occupare e monitorare il Mediterraneo. Certo, la premier dovrà avere l’onestà di spiegare che non potrà mai chiedere alla nostra Marina militare di respingere i barconi in Libia violando le norme internazionali. Piuttosto, sarebbe meglio che tutte le energie riversate finora nella vana lotta alle ong siano reindirizzate sui tavoli negoziali nell’Ue, per ottenere un’equa spartizione dei migranti. Serve un cambio di paradigma: la priorità non è bloccare le partenze, ma gestire, tutti insieme e in solidarietà, gli arrivi.

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