Verso la legge di bilancio
Rdc e Naspi nel mirino del governo. Così Meloni vuole cambiare i sussidi
Il nuovo governo punta a un "Reddito di sussistenza” da affidare ai comuni e non più all'Inps mentre l'indennità di disoccupazione potrebbe essere rivista con criteri più stringenti. L'obiettivo è liberare risorse in vista della Finanziaria che dovrà essere approvata entro fine anno
Il Reddito di cittadinanza e la Naspi, l'indennità mensile di disoccupazione nata nel 2015, sono sotto l'esame del governo. Mentre lavora sul decreto bollette, il nuovo esecutivo guidato da Giorgia Meloni prepara il terreno per cambiare i sussidi a poveri e disoccupati. L'intenzione, già nell'imminente legge di Bilancio, è di ridimensionarli per fare cassa. Come riportato da Repubblica, la strategia di Fratelli d'Italia sarebbe chiara: creare un nuovo "Reddito di sussistenza"; non si tratterebbe solo di un cambio di nome, ma di una forma di sussidio dedicata ai poveri, la cui gestione non sarebbe più competenza dell'Inps ma dei Comuni. La leader di FdI ha detto chiaramente di ritenere l'Rdc "una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia". Aggiungendo, però, che la volontà è di "mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizione di lavorare".
Allo stesso tempo, la Lega vede nell'abolizione del Rdc l'occasione per i trovare i soldi da destinare alla riforma delle pensioni, evitando così il ritorno alla legge Fornero, oggetto di ripetuti attacchi da parte di Matteo Salvini: "Sospendendo per sei mesi il Reddito a chi può lavorare si ricava oltre un miliardo per finanziare Quota 41", aveva dichiarato il leader del Carroccio, che il Rdc lo aveva votato durante il governo Conte I.
Il modo per individuare i soggetti fragili a cui sarebbe destinato il nuovo reddito di sussitenza, tuttavia, non è chiaro. È chiaro invece che sarà difficile trovare una via risolutiva in tempo per la legge di Bilancio, che andrà approvata entro il 31 dicembre. La prima sostanziale modifica al reddito di cittadinanza quindi dovrebbe essere quella di limitare le possibilità di rifiutare un lavoro: dopo un no di fronte a un'offerta congrua (anche in questo caso bisognerà capire cosa si intende per "congrua") ci sarà il decadimento del sussidio. Inizialmente si poteva rifiutare per tre volte, con il governo Draghi si è scesi a due. Attualmente, gli individui percettori sono 3,4 milioni, di cui 660 mila non lavoratori.
Sul fronte Naspi, l’idea è invece di ridurre il lasso di tempo in cui si può ricevere l'assistenza economica, scendendo al di sotto il 50 per cento del periodo lavorato. Come fa sapere l'Inps, oggi la Naspi "è corrisposta mensilmente per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Ai fini del calcolo della durata non sono computati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo a erogazione di prestazioni di disoccupazione. Analogamente non è computata la contribuzione che ha prodotto prestazioni fruite in unica soluzione in forma anticipata".
Il massimo è di due anni, ma con almeno quattro di anzianità. La Lega ritiene questo meccanismo "distorsivo", perché "c’è chi se ne approfitta. La spesa per la Naspi è enorme e spesso improduttiva, la durata del sussidio non è coerente con quanto hai lavorato".