La legge di Bilancio
La manovra arriva in Aula ma Forza Italia e Lega promettono modifiche
Silvio Berlusconi punta su pensioni e Superbonus, mentre Matteo Salvini continua ad agitare bandiere identitarie. Domani l'incontro Meloni-Calenda, oggi comincia l'iter di approvazione del testo alla Camera
Parte oggi alla Camera dei deputati l'iter per approvare la legge di Bilancio. Davanti alla maggioranza si stagliano due problemi: i tempi ristrettissimi per cui non si potrà aprire una discussione al Senato, ma solo approvare il lavoro già svolto; e la spaccatura nella maggioranza, con Lega e Forza Italia che, da fronti diversi, promettono battaglia. Le prospettive della premier Giorgia Meloni si aprono a un'opera di mediazione perché la manovra arrivi in Senato entro Natale e sia approvata entro il termine ultimo del 31 dicembre. Sarà forse necessario, davanti allo scontro su pensioni e bollette esattoriali rateizzate, trovare nuovi alleati, o almeno non-nemici. Domani Meloni incontrerà il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda. Mentre Renzi dichiara a Libero: "Nessun inciucio, ma noi siamo all’opposizione del governo e non del paese. Proviamo a dare una mano, mi sembra che la presidente ne abbia bisogno".
Intanto nella legge di Bilancio che oggi approderà alla Camera ci sono già delle modifiche rispetto al testo precedente. Quella che fa più rumore: i venditori non saranno più obbligati ad accettare pagamenti con il pos fino a 60 euro. Nella prima versione si parlava di 30 euro. Inoltre, il tetto al contante a gennaio non sarà più di mille euro, bensì 5.000. Ma per molti i 60 euro sono una misura identitaria che favorisce l'evasione. E come per il pos, la Lega di Matteo Salvini ha in mente altre bandiere da portare in aula. La lista è lunga: Quota 103, flat tax estesa per le partire Iva, il ponte sullo Stretto, l'esenzione Imu a chi possiede immobili occupati. E oltre alla già citata, oltre che vinta, questione pos, il leader leghista vuole tornare a insistere sulle cartelle esattoriali: punta a portare la rateizzazione da 5 a 7 anni. Il Rdc poi è un altro punto cruciale: da parte Lega, si vuole accogliere la proposta del ministro Giuseppe Valditara e togliere l'assegno ai giovani che hanno lasciato la scuola.
Eppure dal governo si teme più il fronte di Forza Italia, con Silvio Berlusconi che non sembra aver paura di sforare oltre la data stabilita. A FI quel 31 dicembre non fa paura e se necessario il partito è pronto ad andare anche oltre per portare avanti la battaglia sull'innalzamento delle pensioni. Un problema politico ed economico che FdI cercherà di evitare contingentando gli emendamenti per evitare operazioni di ostruzionismo. Berlusconi vuole alzare le pensioni minime come promesso in campagna elettorale: non basta che quelle sotto i 525 al mese siano aumentate a 570 quest'anno e a 580 l'anno prossimo; si dovrà arrivare a 600 euro dal nuovo anno. La premier vede nella proposta un nodo economico difficile da sciogliere: 600 euro significano 780 milioni, invece dei 200 preventivati per portarle a 570.
Forza Italia è irremovibile e sia la presidente dei senatori Licia Ronzulli sia il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè parlano di una manovra troppo timida. Una "tisana", commenta Mulè. Ronzulli invece, dalle colonne del Corriere della Sera ammette che FI aspira a "qualcosa di più e meglio" e sostiene che verranno perseguiti gli intenti su "sanità, pensioni minime e Superbonus, che si è interrotto in modo troppo traumatico". Anche sul sussidio edilizio infatti i forzisti chiedono che si proproghino i termini per avviare i lavori mantenendo il Superbonus al 110 per cento.