EDITORIALI
Sull'Ucraina il governo predica serietà atlantista, sul Mes rincorre i complotti
Sovranismo in tilt. Parlando del sostegno a Kyiv, Meloni e Crosetto hanno ribadito che gli impegni presi vanno onorati. Non si capisce perché la stessa logica non debba valere per gli accordi sul Meccanismo di stabilità
Dice Giorgia Meloni, presidente del Consiglio: “Solo un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per avanzare richieste a livello europeo e occidentale”. Dice Guido Crosetto, ministro della Difesa: “Lo Stato funziona così. Non si interrompe il giorno del cambio di governo, ma i vari governi che si susseguono onorano gli accordi che i governi precedenti hanno preso o sottoscritto. Non per scelta politica, ma perché gli Stati si comportano così”. Tutto giusto, tutto perfetto. Però non si capisce come mai quello che vale per la guerra in Ucraina non debba valere anche per il Mes. Ieri la premier ha applaudito alle parole del neomeloniano Gianfranco Rotondi quando spiegava, nell’Aula di Montecitorio, che “nel tempo in cui ci è dato vivere o siamo dalla parte dei valori dei padri costituenti dell’Europa, o scegliamo una posizione defilata”. Applaudiamo anche noi cotanta giustezza.
Però non si capisce come sia ammissibile, poi, relegare l’Italia al ruolo di unico paese, su 19 stati dell’Eurozona, che s’oppone alla ratifica del nuovo trattato del Mes. Giancarlo Giorgetti, proprio nell’ottica crosettiana della continuità, aveva detto: “Sul Mes la penso come il mio predecessore, Daniele Franco, ma attendiamo la Corte costituzionale tedesca”. Ora che i giudici di Karlsruhe si sono espressi a favore del Mes, cosa si attende, dunque, a dimostrare serietà, a onorare gli impegni? A meno che la linea del governo, più che Crosetto, Meloni e Giorgetti, non la detti quello Stefano Candiani, deputato leghista, che ieri ha parlato del Mes come di uno strumento auspicato da coloro che “semplicemente ci vogliono rendere meno liberi nelle politiche economiche e incapaci, domani, di dire ‘no’ a politiche lobbistiche, omologanti”. Insomma, “un cappio al collo dell’Italia”. La Meloni, dunque, da che parte sta? Dalla parte dei 18 paesi europei che stanno ai patti, o dalla parte di chi vuole mantenere l’Italia nell’angolo dei teorici del complotto?