editoriali
L'autogol del grillismo anticasta
Conte fa il demagogo su una norma votata all’unanimità e prende schiaffoni
Breve apologo parlamentare, per dimostrare la natura della propaganda di Giuseppe Conte. Mercoledì sera si riunisce l’ufficio di presidenza della Camera: bisogna deliberare la mancata indicizzazione dello stipendio dei deputati a quello del primo presidente della Cassazione. Una formalità, che per una di quelle stranezze procedurali bisogna riconfermare di anno in anno, e che però di anno in anno, ormai dal 2006, viene puntualmente ribadita con una semplice votazione all’unanimità. I venti componenti dell’organo di vertice di Montecitorio impiegano pochi istanti: “Tutti d’accordo?”, chiede il presidente Fontana. “Tutti d’accordo”, confermano all’unisono vicepresidenti, questori e segretari d’Aula. Una cosa da nulla. Se non che, un secondo dopo, Anna Ascani, del Pd, vede in rete un tweet del collega grillino Filippo Scerra: “No agli aumenti degli stipendi dei parlamentari. Da questore mi sono opposto fortemente e oggi raccogliamo i frutti della nostra tenacia. E’ una vittoria del M5s”. “Ma è uno scherzo?”, chiede la deputata dem. I grillini si stringono nelle spalle, bofonchiano scuse di circostanza.
Sembra un inciampo di cattivo gusto – il voler rivendicare come un proprio successo una decisione banale e presa all’unanimità – ma vabbè. Invece, di lì a qualche ora, arriva il post ufficiale di Giuseppe Conte. “In questo paese alla rovescia gli italiani hanno rischiato di vedere gli stipendi dei parlamentari aumentare. Non potevamo assolutamente permetterlo. Il M5S, con Filippo Scerra, è stato intransigente e abbiamo fermato quello che sarebbe stato uno schiaffo inaccettabile a tante famiglie in difficoltà”. E giù commenti contro la casta. E’ un dato di fatto che si sia ipotizzato quell'aumento di stipendio automatico, dice in affanno il M5s, ma la sostanza non cambia e quando un partito si appropria in modo ingannevole di una battaglia non di un partito è difficile trovare parole diverse da quelle usate ieri da Roberto Giachetti per denunciare l’accaduto: politicamente miserabili.