dentro la maggioranza
Da Forza Italia al governo. I segnali di Berlusconi e Tajani a Giorgia Meloni
Giustizia, burocrazia, garantismo, politiche liberali e la necessità di "accontentare" Bruxelles. I vertici di FI vogliono tenere alta la loro identità e l'ex presidente torna a parlare di un Partito repubblicano, lanciando un avvertimento alla premier
La manovra approda oggi in Senato. Chiuderà il suo iter entro il 31 dicembre e sarà il primo traguardo del governo Meloni, di cui fanno parte Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia. L'esecutivo di centrodestra che alcuni hanno ribattezzato destra-centro. E in quel nome storpiato, stretti tra i due partiti sovranisti, si trovano i vertici di FI e il loro orientamento dal più volte sottolineato spirito europeista, utile per mantenere il dialogo tra l'Italia e le istituzioni europee. In funzione di questo, Antonio Tajani e Silvio Berlusconi, coordinatore nazionale e presidente di Forza Italia, lanciano segnali alla premier Giorgia Meloni; con un duplice scopo: portare avanti le proprie battaglie e non perdere l'identità del partito.
L'uno usa la moderazione e la traduce nella parola "flessibilità". Così, infatti, il ministro degli Esteri Tajani parla alla Stampa: "Bisogna mostrarsi flessibili. Se noi giustamente chiediamo flessibilità alla Commissione europea, ad esempio, sul Pnrr, poi dobbiamo dimostrarci collaborativi e dialoganti se arrivano richieste da Bruxelles". Tra le righe, nonostante la materia di dialogo fosse la mancata norma sul Pos, si legge la posizione in merito al Mes, sul quale Giorgia Meloni ha aperto alla ratifica, ma chiuso - almeno per ora - all'ipotesi che l'Italia vi acceda. È una delle retromarce del governo, ma restano ancora diverse questioni aperte: tra queste, la richiesta da parte del presidente polacco Mateusz Morawiecki di abbandonare il vincolo dell'unanimità nel Parlamento europeo. E Meloni, sua amica e alleata, che posizione avrà? "Non ne abbiamo ancora discusso. Per arrivarci bisogna passare per una riforma dei trattati, un processo lungo", è la risposta diplomatica di Tajani.
L'altro fronte sul quale Forza Italia dovrà restare salda è tutto italiano, e riguarda la sua maggioranza. Coinvolge le pensioni, la cosiddetta "flat tax", e altri due nodi che si dovranno cominciare a sbrogliare: la burocrazia, con il codice degli appalti, e la riforma della Giustizia. "Dobbiamo abituarci a lavorare meglio insieme" dice Berlusconi a Repubblica riferendosi alla legge di Bilancio, "Abbiamo fatto un primo passo. Ma entro la legislatura rimane l’impegno di portare le pensioni minime a mille euro per tutti e alla totale defiscalizzazione e decontribuzione dei nuovi contratti a tempo indeterminato per i giovani" prosegue.
Ora, però, è tempo di Giustizia: "Il ministro Nordio ha dato indicazioni basate su una solida cultura garantista, che è anche la nostra", afferma Berlusconi. Europeismo, garantismo. Il leader di Forza Italia vuole mettere in luce i suoi valori. Perciò ritorna a parlare di un partito repubblicano italiano - su modello degli Stati Uniti -, nonché di bipolarismo ("Nato in Italia con la nostra discesa in campo nel 1994"). "Non è un'idea recente" dichiara a Repubblica, e nonostante questo la delinea: "Si tratterebbe di un contenitore nel quale devono trovare spazio storie e correnti di pensiero diverse, tutte essenziali. Nel nostro caso un ruolo fondamentale dovrà averlo la cultura politica liberale, cristiana, garantista, europeista e atlantica, davvero essenziale per un centrodestra di governo. Quella cultura che Forza Italia rappresenta e che in ogni caso è destinata a essere protagonista del futuro".
Per la premier è una manifesta richiesta di dialogo, e un avvertimento.