editoriali
Giuseppe Conte e l'arma dell'illogicità con l'Ucraina
Sugli aiuti a Kyiv l’ex presidente del Consiglio rifiuta la logica, ma almeno rispetti i fatti
Abbiamo capito che Giuseppe Conte, soprattutto quando si parla di politica estera e sostegno all’Ucraina, sfugge da quella prigione del pensiero che si chiama logica. Preferisce le parole in libertà. Ma se è troppo pretendere una connessione logica tra le affermazioni, da lui è richiesto il rispetto della verità dei fatti per consentire quantomeno agli altri di usare la logica.
Intervistato da Avvenire, sul nuovo decreto che autorizza l’invio di armi all’Ucraina Conte dice: “Intanto voglio ribadire che noi non abbiamo mai autorizzato per cinque volte cinque diversi invii di armi. Una sola volta abbiamo votato il decreto di sostegno all’Ucraina, datato marzo 2022. Poi la situazione è costantemente cambiata. I primi invii servivano a riequilibrare l’asimmetria militare tra Ucraina e Russia. Oggi proseguire su questa strada significa favorire l’escalation”.
Innanzitutto, è vero che Conte non ha autorizzato per cinque volte cinque diversi invii di armi. Ma per il semplice motivo che ha autorizzato una volta cinque invii di armi: è ciò che prevedeva il decreto da lui votato che ha autorizzato la cessione di mezzi militari fino al 31 dicembre 2022. Non è però vero, dal punto di vista politico, che Conte fosse favorevole “ai primi invii di armi” che servivano a “riequilibrare l’asimmetria militare tra Russia e Ucraina”. Perché già ad aprile, due mesi dopo l’inizio dell’invasione russa, il M5s si schierò contro il secondo invio di armi: “Ci opponiamo all’invio di aiuti militari e a controffensive che esulino dal perimetro della legittima difesa”, disse l’ex premier. Quindi Conte, pur avendo autorizzato tutti gli invii, è stato favorevole solo al primo invio di armi (quello di marzo) e non ai “primi invii”, come ora dice, dato che si opponeva già al secondo. Conte dovrebbe poi spiegare come fa al contempo a dirsi “contento per il successo della controffensiva” ucraina di settembre, che senza armi occidentali non sarebbe mai avvenuta. Ma questa è una questione che, appunto, attiene alla logica e pertanto è naturale che l’ex premier non si preoccupi dell’incoerenza.