non un passo indietro
La Russa "se ne frega della liturgia" e tiene fede alle sue idee politiche. E al Msi
Il presidente del Senato sul compleanno del Movimento sociale italiano: "Ci ho militato anch'io. Dov'è il problema?". E alla comunità ebraica: "Li invito a documentarsi bene. Il Msi è sempre stato a favore di Israele"
"Rispetto le sensibilità della comunità ebraica, ma li invito a documentarsi bene. Anche perché il Msi è sempre stato schierato a favore di Israele, mentre pezzi di sinistra, spesso, tifavano per i palestinesi", dice Ignazio La Russa al Corriere della Sera. E non rinnega, per nessuna ragione la sua militanza e il suo ricordo nostalgico del partito di Giorgio Almirante, in cui militava. Proprio per questo anzi, incalza: "Ci ho militato anch'io. Dov'è il problema?". Per spiegare quello che gli sembra naturale: "Ho il diritto di celebrare la figura di mio padre, con un senso di orgoglio e di appartenenza per un partito".
La vicenda però continua a rimbalzare e a creare chiacchiericcio: la seconda carica dello stato ha deciso il 26 dicembre che avrebbe celebrato il compleanno del suo ex partito (nato nel 1946) con l'immagine di un manifesto missino e con parole in ricordo del padre, Antonino La Russa,: "che fu tra i fondatori del Msi in Sicilia e scelse per tutta la vita la via della partecipazione democratica". E il problema è macroscopico, perché Almirante, ex dirigente del regime fascista e collaborazionista dei nazisti, fu anche principale redattore della "Difesa della razza", che insieme alle leggi razziali del 1938, aprì la strada all'epoca del razzismo e dell'antisemitismo italiano; - anche se poi, come afferma La Russa, il fondatore del Msi "riconobbe l'errore e fondò un partito sostenuto dalla democrazia".
Comunque sia, non si tratta una memoria facile da sostenere per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che sta tentando faticosamente di creare un ponte con la comunità ebraica. Né sarà facile rapportarsi con la rabbia espressa dai vertici di quella stessa comunità, dalla presidente dell'Unione delle comunità ebraiche, Noemi Di Segni, a quella della comunità romana, Ruth Dureghello, la quale ha dichiarato che "Quando si ricoprono ruoli istituzionali il nostalgismo assume, contemporaneamente, contorni gravi e ridicoli".
Ignazio La Russa, però, non si schermisce né si vergogna, e anzi, a chi gli ricorda che il suo ruolo gli imporrebbe una regola istituzionale di riserbo e distacco, dice: "Me ne frego della liturgia! La verità è che quando esprimo le mie idee rosicano". E ribadisce: "Se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero".