Foto di Mauro Scrobogna, via LaPresse 

Editoriali

Quel che Calenda in pentola. Le carezze a Meloni

Redazione

Il leader di Azione ha rotto il fronte del No trivelle. È sempre più lontano dal Pd (così come Forza Italia dalla presidente). Non riluttante a parlare di presidenzialismo e pro Bicamerale. Ma resta l'incognita Renzi

Sembra un passettino verso il centrodestra di Giorgia Meloni, di sicuro è un passettone lontano dal Pd e forse persino (ma si vedrà) da Matteo Renzi. Ieri sera in commissione Bilancio della Camera le opposizioni hanno depositato il loro pacchetto di emendamenti al dl quater dove sono contenute norme sull’aumento della produzione nazionale di gas. L’armata del No – Pd, 5 Stelle, Verdi e Sinistra italiana – ha chiesto la soppressione dei provvedimenti che autorizzano nuove concessioni per l’estrazione di idrocarburi nel Mediterraneo.

 

Ebbene, ieri sera, Carlo Calenda, sempre fedele alle inclinazioni manifestate sul piano dell’indipendenza energetica dell’Italia dall’estero, si è sfilato dal gruppone eterogeneo in tutto (ma non nei No) del centrosinistra. Il leader di Azione infatti non ha partecipato all’assalto.

 

È un segnale, ulteriore, di qualcosa che forse sta accadendo. Pochi giorni fa, d’altra parte, il 2 gennaio, parlando di autonomia differenziata, Calenda si era offerto di studiare una commissione Bicamerale perché – spiegava – la riforma “non deve essere uno scalpo della Lega”. E aggiungeva pure: “Serve un grande riassetto della Repubblica”. Insomma, Calenda faceva capire di essere disposto anche a parlare di presidenzialismo. Argomento assai caro alla presidente del Consiglio Meloni. Che tutto ciò segnali una possibile entrata di Azione al governo, è assai prematuro per sostenerlo. Tuttavia si sta lentamente, ma in maniera sempre più esplicita evidenziando una affinità quantomeno sui dossier e sulle priorità tra Meloni e Calenda.

 

Affinità che corrisponde a una sempre più evidente distanza invece della Meloni da Forza Italia (e di Calenda dal Pd). Resta ancora da capire che ruolo giocherà in tutto questo fermentare Matteo Renzi, il socio riluttante di Calenda. Il suo sogno, dichiarato, è quello di far cadere il governo Meloni nel 2024. Ma è anche il sogno di Calenda?