Editoriali
Diplomazia a destra di B-XVI: Meloni incontra Weber
Secondo incontro ravvicinato tra la leader dei conservatori europei e quello dei Popolari. Si tesse per l’Europa
Forse in omaggio al grande insegnamento di Benedetto XVI sul compromesso come elemento essenziale della politica, o forse perché sono entrambi politici agili, fatto sta che Giorgia Meloni – leader del Partito dei conservatori e riformisti europei (Ecr), che raduna i gruppi della destra più euroscettica – e Manfred Weber, presidente del Partito popolare europeo – hanno approfittato dei funerali del Papa emerito (Weber è bavarese) per un colloquio a due: il secondo in meno di due mesi, ma anche il primo dopo lo scoppio del Qatargate, quello che maliziosamente la premier italiana preferirebbe fosse chiamato “socialist job e non italian job”. E le difficoltà dei socialisti europei potrebbero, per qualche via ancora avvolta nelle cautele, avvicinare i percorsi dei Popolari e dei conservatori, incrinando l’asse tradizionale tra Ppe e socialisti.
Dalle parti di Fratelli d’Italia, in chiave strasburghese, si lavora infatti su un obiettivo preciso: fare in modo che il prossimo anno, con le nuove elezioni europee, possa saltare la sacra alleanza di “centro-sinistra” che guida la Commissione europea. Le mosse di avvicinamento fra il gruppo della destra meloniana e i popolari sono in atto da tempo, come dimostra ad esempio l’elezione di Roberta Metsola alla guida del Parlamento europeo. Il percorso non è semplice, ovviamente, e le incognite non mancano. Meloni pensa a un futuro con i conservatori al centro dei giochi europei. Ma il brand dei “conservatori” fa gola a molti anche in Italia, come ha detto Silvio Berlusconi, interessato a confluire in un partito unico con questo nome. La leader di Fratelli d’Italia, per il momento, non ci pensa – non è certo il suo partito ad averne bisogno – mentre il lavorio per creare buoni rapporti internazionali con Weber è giudicato utile. Del resto, va anche ricordato che il politico bavarese, all’interno della famiglia popolare, rappresenta una posizione più incline alla destra, non ostile ai sovranisti. Ma anche Meloni sa misurare bene le sue mosse: a Roma, c’era anche Viktor Orbán, ma non lo ha incontrato.