dopo la direzione
Dal Pd sì al voto on line, ma con riserva. Per Schlein è una vittoria a metà
Fuorisede, residenti all'estero, persone disabili, elettori che vivono in zone impervie. Sono le categorie che potranno partecipare alle primarie in digitale. Letta è soddisfatto. Anche se è un compromesso che "scontenta qualcuno"
La direzione del Partito democratico ha trovato un accordo: sì al voto on line, ma solo per determinate categorie di elettori. Nessuna spaccatura tra i dem, così come nessun cambiamento radicale in vista delle primarie; se non che i tempi si dilatano: la data slitta di una settimana, e da quella di domenica 19, indicata in un primo momento, si passa al 26 febbraio. Le modalità sull'elezione della nuova segreteria verranno decise dalla commissione congresso, ma per ora è chiaro che al voto on line avranno accesso solo alcuni elettori: quelli che vivono all'estero, gli studenti fuori sede, chi autocertifichi di essere impossibilitato ad andare ai seggi per condizioni di disabilità, malattia o altri impedimenti definiti dalla Commissione nazionale per il Congresso e chi abita in zone impervie da cui è difficile spostarsi per recarsi ai gazebo. Chi vorrà usufruire del voto online, dovrà pre-registrarsi entro il 12 febbraio 2023 sull’apposita piattaforma, compilando il modulo con i dati richiesti e fornendo un documento di riconoscimento o usando lo Spid.
Per il comitato della ex vicepresidente dell'Emilia-Romagna, Elly Schlein, il traguardo del voto on line, anche se ristretto "È una vittoria per il Pd. Rompere il muro della partecipazione con primarie on line è importante per definire il profilo di un partito unito, moderno e inclusivo". Si tratta però di un trionfo a metà per la candidata che probabilmente più di tutti trarrebbe vantaggio da un'affluenza allargata alle urne. Anche perché il voto digitale appare macchinoso: oltre ad avere una deadline - il 12 febbraio -, infatti, per dare la propria preferenza gli elettori dovranno compilare un modulo attraverso lo Spid. Ma soprattutto perché si tratta di una conquista limitata, che ricorda più il voto per corrispondenza che un'effettiva rivoluzione delle regole precedenti.
Il risultato, che il segretario Enrico Letta ha considerato: "Il migliore punto di caduta possibile, date le condizioni", è un compromesso che "scontenta qualcuno, ma è il più avanzato possibile", ha concluso l'attuale leader dei dem. La prima a essere scontentata è Paola De Micheli, una delle prime a candidarsi. L'ex ministra dei Trasporti si è astenuta ieri dal voto sul regolamento in vista delle primarie: "Anche se capisco la questione del digitale ritengo che quello che c'è scritto nel regolamento allarghi troppo l'utilizzo di uno strumento che invece deve essere deciso dai nostri iscritti", ha dichiarato. Mentre il presidente dell'Emilia- Romagna, Stefano Bonaccini, si è detto contento dell'accordo raggiunto, "perché, come detto ieri, sarebbe stato folle spaccare il Partito democratico e abbiamo fatto di tutto oggi per evitarlo, con grande senso di responsabilità. È molto importante che la direzione abbia confermato che il voto delle primarie sarà in presenza ai gazebo".