Editoriali
Il candidato alla regione Lazio e il cattivo esempio sul termovalorizzatore
La presa di posizione di Francesco Rocca dimostra quanto sono vicine certa destra e certa sinistra in fatto di demagogia. Preferendo la cultura del rinvio a quella del "fare le cose che servono"
Ci sono tanti modi per dire no. Uno, all’insegna della dissimulazione, è quello scelto dal candidato del centrodestra alle prossime elezioni regionali nel Lazio, per dire no al termovalorizzatore. Si dice no, facendo finta di dire sì. Un film già visto 1.000 volte. Il termovalorizzatore va fatto, ma non a Santa Palomba. Perché? Perché la sovrintendenza è contraria, ci sono problemi di viabilità e... c’è stata un’invasione delle cavallette.
Scherzi a parte, Francesco Rocca si guarda bene dal dire dove andrebbe fatto. Dove esiste quel luogo mitico in cui le sovrintendenze sono d’accordo, la viabilità è perfetta e, se non le cavallette, non ci sia qualche specie animale da proteggere. Sono vecchi trucchi per cercare di accontentare un po’ tutti non decidendo niente, ma non per servire veramente gli interessi della popolazione. Intanto il comune ha acquisito l’area e dato inizio alle procedure di qualificazione. Ricominciare da capo, Rocca lo sa benissimo, significherebbe affossare definitivamente il progetto.
Il resto sono chiacchiere inutili, anche perché Rocca sa che la scelta non tocca a lui, ma al sindaco di Roma. Quindi parla senza avere alcuna responsabilità. Posizione comoda e un po’ ipocrita. Due cose ancora. La presa di posizione di Rocca dimostra quanto siano vicine certa destra e certa sinistra in fatto di demagogia. E anche questo non è un fatto nuovo.
Il problema piuttosto si pone al governo nazionale. Un altro esponente locale dopo il sindaco di Piombino mostra di preferire la cultura del rinvio e dell’indecisionismo a quella del “fare le cose che servono”. La premier, Giorgia Meloni, ha una strada maestra per smentire. Confermare al sindaco di Roma i poteri commissariali che ne fanno il dominus per quanto riguarda la gestione dei rifiuti romani. Levando così dall’imbarazzo anche il povero Rocca, che se dovesse toccare a lui trovare un posto alternativo, come si dice a Roma, campa cavallo.