Camera dei Deputati, comunicazioni del Ministro Della Giustizia (LaPresse)

editoriali

Perché gli interventi del ministro della Giustizia Nordio sono da applausi

Redazione

È il più politico dei ministri di un governo che spesso si rintana dietro i tecnicismi per svicolare. È meno giustizialista di tanti magistrati, o ex, arrivati in Parlamento. Standing ovation

Al grillino Cafiero De Raho, che denunciava i presunti rischi di un indebolimento della lotta alla mafia, ha rimproverato la visuale deformata, perché “avendo lei svolto molto bene il ruolo di procuratore nazionale antimafia, avrà una visione panmafiosa dello stato per cui sembra che il nostro stato sia tutto infiltrato dalla mafia”. E però, “se questa è l’impressione, allora significa che, in questi ultimi trent’anni, la lotta contro la mafia è fallita”. Gioco, partita, incontro, come si dice. E di vittorie schiaccianti, nel dibattito nell’Aula di Montecitorio, Carlo Nordio ne ha riportate molte.

 

Al Pd che sbraitava contro la revisione dell’abuso d’ufficio, ha ricordato che “da me c’è stata una processione di sindaci dei vostri partiti, che sono venuti a chiedermi, implorando, di eliminare  – di eliminare! – questo reato”.

 

Un po’ a tutti quelli che avevano voluto mistificare il senso delle sue dichiarazioni sulle intercettazioni ha offerto una lezione di procedura penale per segnalare l’anomalia alla base della gogna mediatica: perché, finché c’è un magistrato titolare delle registrazioni, nulla viene rivelato, “anche perché se fossero diffuse si individuerebbe subito il responsabile”; e invece, appena il dossier finisce nelle mani del gip, “attraverso il deposito dei difensori, attraverso il transito delle segreterie e delle cancellerie”, tutto finisce sui giornali, comprese “notizie diffamatorie”.

 

E poi, tanto per restare all’attualità, Nordio ha ricordato Mori, il fondatore di quel Ros che ha catturato Matteo Messisna Denaro, “che è stato sottoposto, per 17 anni, a un processo penale, dal quale è stato assolto”.

 

Così, a proposito degli integralisti del panmafiosismo. Il tutto parlando a braccio, il tutto citando Shakespeare, Senofane, Pascal. Il tutto replicando, con puntiglio, a ciascuna delle obiezioni mossegli. È il più politico dei ministri di un governo che spesso si rintana dietro i tecnicismi per svicolare. È meno giustizialista di tanti magistrati, o ex, arrivati in Parlamento. Ed è una goduria stare ad ascoltarlo. In  attesa dei risultati, una standing ovation.

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