Editoriali
Sì alle tutele, ma senza bloccare l'ingresso dei giovani. La formula Calderone
Nelle parole del ministro al Forum dei commercialisti c'è un raro riconoscimento del valore della flessibilità: sui temi del lavoro esiste un enorme spazio politico lasciato libero
C’è uno spazio politico lasciato libero sui temi del lavoro. Il Pd congressuale rinnega, in tutte le sue componenti, dalla sinistra al centro progressista, una storia di tentativi e di innovazioni partita alla fine degli anni Ottanta e svolta con coraggio e con intelligenza. Tutto buttato via. Il governo e l’inusitata maggioranza di destra si trovano nella strana e fortunata condizione di poter raccogliere indisturbati iniziative e spunti lasciati sul terreno e non devono neppure scomodare la loro ideologia politica, spesso ingombrante. Si trovano regalata, invece, un’occasione per agire secondo buon senso e certamente con un buon tasso di consenso presso aziende e lavoratori, quando giudizi ed esperienze sono calati nella realtà quotidiana dell’attività economica.
Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ha gioco facile nello smontaggio del decreto “Dignità”. Senza ira liberista, come direbbero i protagonisti del dibattito a sinistra, riconoscendo gli spazi di tutela da lasciare intatti, ma modificando tutto il resto. Alcune causali dei contratti a termine sono buone e vanno mantenute, ha detto ieri, altre, quelle che portano una tipizzazione di condizioni, sono di difficile applicazione e vanno eliminate. È un modo pragmatico per uscire da quelle trappole con cui il decreto “Dignità” aveva bloccato i possibili avvii di carriera di tanti giovani e il reinserimento di persone uscite dal lavoro. E c’è, nelle parole del ministro, anche un raro riconoscimento del valore della flessibilità, qualcosa di abbastanza nuovo nel dibattito italiano. “Il contratto a termine – ha detto – non è di per sé una forma di precarizzazione laddove c’è la possibilità di usarlo in modo sapiente. Non colpevolizzerei la flessibilità leggendola solo in chiave negativa”. Siamo sicuri che questa visione sia più lontana dal comune sentire e dai modi di vita dei giovani rispetto al ritorno al mercato bloccato e alle tutele generalizzate?