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"Serve un cambio di passo". La Lega punta Eni e Enel e apre la partita delle nomine
Il partito di Salvini mette in discussione i vertici delle grandi aziende di stato e manda un messaggio a Meloni: la continuità nelle scelte deve attribuirsela Fratelli d'Italia, mentre il Carroccio vorrà intersarsi nomi nuovi
La partita delle nomine è ormai aperta: da qui alla fine del 2023, sono 67 le società pubbliche partecipate che vedranno cambiare i propri vertici, con oltre cento nomi che dovranno essere confermati o sostituiti. Nel pomeriggio di ieri è stata la Lega a rompere gli indugi. “L’Italia deve mostrarsi all’altezza delle sfide più delicate, a partire dalla politica energetica su cui il governo è particolarmente attento", recita la nota diffusa da fonti qualificate del Carroccio: "È bene sottolineare che anche le grandi aziende di stato come Eni ed Enel devono cambiare profondamente le loro politiche e il loro approccio alla modernità. Serve un cambio di passo”.
Un segnale netto per gli alleati di governo. La Lega non vuole stare a guardare. Curioso anche il tempismo con cui i vertici leghisti sono intervenuti, e cioè proprio mentre la premier Giorgia Meloni è a Kyiv. Ma a colpire, in particolare, è stato il riferimento diretto all'Eni, il cui amministratote delegato, Claudio Descalzi, è in buoni rapporti con Salvini, ma anche con la stessa presidente del Consiglio, con cui ha svolto un ruolo centrale nella ricerca di nuovi fonti di approviggionamento energetico negli ultimi mesi. Difficile pensare oggi che Meloni voglia privarsene, ritenendo positivi i risultati raggiunti. Un ragionamento che potrebbe non valere soltanto per Eni.
Il senso del messaggio leghista allora potrebbe essere un altro, puntare alle nomine minori o a intestarsi una rottura laddove possibile. In via Bellerio ritengono che il risultato delle urne, quello delle politiche e quello delle recenti regionali, sia anche figlio di una forte richiesta di cambiamento arrivata dagli elettori rispetto al governo precedente. Come abbiamo scritto su queste pagine, rispondendo alla domanda di un lettore, si ha l'impressione che "le nomine di fine marzo, da Eni a Enel passando per Poste e Leonardo, mostreranno un piglio draghiano di Meloni e anche un’attenzione da parte della premier a un elemento non secondario che coinvolge ormai da anni le nomine delle partecipate: la valutazione dei risultati di una società e la consapevolezza di che cosa significhi cambiare laddove i risultati invece indicano la necessità di continuare sulla stessa strada di questi anni. E proprio perché Meloni potrebbe imboccare, su molte partite, non tutte, la strada della continuità, la Lega ieri, inviando questo messaggio, sembra aver voluto mettere le cose in chiaro: cara Giorgia, le eventuali nomine in continuità te le attribuisci tu, e saranno in quota Fratelli d’Italia, per le nomine in discontinuità poi ti faremo avere presto la nostra lista di nomi".
Oltre a Descalzi, tra i principali volti su cui il governo sarà chiamato a decidere ci sono Francesco Starace, ad e direttore generale di Enel, Alessandro Profumo, ad di Leonardo, Stefano Donnarumma, ad di terna e Matteo Del Fante, ad e direttore generale di Poste. Sullo sfondo ci sono poi le partecipate per così dire minori, dove si trova il grosso delle nomine, almeno a livello numerico. Senza dimenticare la partita della Rai, dove al momento la posizione dell'ad Carlo Fuortes è congelata, ma la discussione potrebbe riguardare altre posizioni.