(foto Ansa)

editoriali

Questo è un governo che non ama l'innovazione

Redazione

Innovare senza logica. Il caso Anastasio come finestra sul luddismo della destra

Per il ruolo di amministratore delegato della società che presta servizi informatici a Inps, Inail e Istat la scelta fatta dal governo è caratterizzante non solo per l’increscioso plagio mussoliniano. Il caso recente della parabola velocissima di Claudio Anastasio in quell’incarico mostra certamente la persistenza di grumi nostalgici del fascismo tra le persone di fiducia del giro di Giorgia Meloni. Questo è evidente e pienamente rivendicato dallo stesso manager dimissionario. Il punto che può diventare interessante, a un giorno di distanza dalla bufera nostalgica con il copia-incolla ducesco, è quello della considerazione espressa dal governo per i temi della gestione dei grandi dati, della digitalizzazione, della trasformazione dei servizi pubblici. Ci vorrebbe innovazione e il governo ci dà un goffo futurismo, come se a portare nuove procedure e cambiamenti dei metodi organizzativi, con la valorizzazione di ciò che è smaterializzabile e con la ricchezza delle connessioni informatizzate, potessero essere gli ideologi della modernizzazione degli anni Venti del secolo scorso. Il tema è stato accantonato, messo fuori dalla agenda governativa, anche con l’abolizione del ministero dedicato alla transizione digitale.

 

Certo, non è con un ministero che si porta innovazione, ma è necessario che le scelte per la digitalizzazione vengano considerate nel luogo in cui si formano tutte le principali riforme del paese e cioè nel Consiglio dei ministri. Non si deve intervenire dopo, ma durante le fasi legislative e in tutto il processo amministrativo, lo mostrano successi come quello della fattura elettronica e lo si è visto con le necessità della pandemia, quando la digitalizzazione, nei casi di successo, è stata subito considerata come essenziale per le risposte da dare, in velocità, ai cittadini. E questo è esattamente il contrario della scelta di affidarsi a tecnici, presi tra amici  fidati, in più con la tendenza irrefrenabile a tendere il braccio nel saluto romano, per chiedere loro soluzioni estemporanee.

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