Foto di Filippo Attili, Palazzo Chigi, via LaPresse 

Editoriali

Da Meloni nessuna ambiguità sul sostegno a Kyiv. Bene

Redazione

"Inviamo armi per poter tener la guerra lontana dal resto dell'Europa e da casa nostra". Ragioni per non considerare scontate le nuove parole della premier sull'Ucraina

Giorgia Meloni, riferendo al Parlamento in vista degli incontri europei, ha espresso ancora una volta con limpida chiarezza il sostegno italiano all’Ucraina. Sul tema controverso del sostegno militare ha detto che “inviamo armi all’Ucraina anche per poter tenere la guerra lontana dal resto dell’Europa e da casa nostra”. Ai “pacifisti” a senso unico ha replicato con durezza che “raccontare agli italiani che se non fornissimo armi all’Ucraina si potrebbero aumentare le pensioni o ridurre le tasse è una menzogna che intendo chiamare con il suo nome”.

Il sostegno all’Ucraina, ha detto, continuerà “finché sarà necessario” e senza badare agli eventuali effetti negativi sul “gradimento della maggioranza e del governo”. Sono dichiarazioni particolarmente rilevanti perché sono state pronunciate in una fase in cui altrove si affievoliscono la convinzione e l’impegno. L’idea di una pace costruita sulla resa dell’Ucraina all’espansionismo russo, quella propugnata di fatto anche dalla cosiddetta mediazione cinese, rischia di aprire crepe preoccupanti nel fronte occidentale, anche per le difficoltà interne di tanti governi.

Anche per questo la premier ha fatto bene a chiarire che la difesa della legalità internazionale è un principio che va sostenuto indipendentemente dalla sua popolarità. Solo la resistenza straordinaria del popolo ucraino ha permesso di evitare una catastrofe strategica, ora sostenere questa resistenza fino a quando la Russia sarà costretta a ritirarsi dalle province occupate è l’unica alternativa realistica a una sconfitta non solo dell’occidente ma della stessa idea di legalità internazionale.

Il costo della sconfitta sarebbe immensamente peggiore di quello degli sforzi necessari per fornire l’aiuto necessario finché sarà necessario. È bene che l’Italia lo dica chiaro anche agli alleati naturali, per contribuire a tenere saldamente le posizioni di principio comuni.

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