Foto di Guardia costiera, via Ansa 

2011-2023

Proclamato lo stato d'emergenza sui migranti. Si pensa alla stretta sulla protezione speciale

Redazione

Durerà sei mesi e sarà finanziato con 5 milioni. Servirà a spostare le persone da Lampedusa, a costruire nuovi centri di accoglienza e di rimpatrio. Ma come dichiara Musumeci "non risolve il problema" 

Stato d'emergenza per 6 mesi per affrontare la questione migratoria. Il Consiglio dei ministri di ieri sera ha approvato la proposta del ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci, per provvedere con urgenza a nuove misure che gestiscano l'accoglienza e il rimpatrio dei migranti in arrivo. Secondo il ministero dell'Interno, dal primo gennaio sono arrivate più di 31 mila persone sulle nostre coste, a fronte delle quasi 8 mila dello stesso periodo dell'anno scorso. A preoccupare Musumeci, ma anche il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è la situazione - si legge nella deliberazione del Cdm - "di gravissimo sovraffollamento nei centri di prima accoglienza e, in particolare, presso l’hotspot di Lampedusa, e alle previsioni di un ulteriore incremento delle partenze nei prossimi mesi". 

Perciò, nell'ambito dello stato d'emergenza è previsto un primo finanziamento di 5 milioni (che verrà aumentato in seguito). Nelle intenzioni del governo, la decisione consentirà procedure più veloci, con deroga alle norme per gli appalti alle prefetture, per l'accoglienza. A occuparsene dovrebbe essere un commissario, che potrebbe essere, anche se non c'è ancora la conferma, il prefetto a capo del dipartimento per le Libertà civili e l'immigrazione, Valerio Valenti. La figura del commissario lavorerà insieme a Protezione civile e Croce rossa e potrà trasferire i richiedenti asilo in altre città, aprire nuove strutture d'accoglienza, ma anche allargare i già esistenti Centri di permanenza per il rimpatrio, e, come prospettato da anni dal vicepremier Matteo Salvini, costruirne di nuovi e potenziare le attività di identificazione ed espulsione.

Non è la prima volta che si proclama lo stato d'emergenza per fronteggiare l'immigrazione: il precedente si ritrova nel 2011, quando alla guida dell'esecutivo c'era Silvio Berlusconi. Eppure nessun numero, neppure quelli di questi primi mesi del 2023, eguaglia quelli del 2017 quando l'allora ministro dell'Interno, Marco Minniti, assistette all'arrivo di circa 180 mila persone in un anno. Nessuno stato d'emergenza fu proclamato allora e, come ha affermato il ministro Musumeci, anche la decisione di ieri "non risolve il problema". Il ministro per la Protezione civile ha infatti dichiarato: "Abbiamo aderito alla richiesta del ministro Piantedosi consapevoli della gravità di un fenomeno in aumento del 300 per cento. Ma la soluzione al problema è legata solo a un intervento consapevole e responsabile dell’Unione europea, perché non abbiamo molto tempo a disposizione".

Nel frattempo, la Commissione affari costituzionali del Senato sta discutendo il decreto di Cutro. Al centro c'è il restringimento della protezione speciale, alla quale i migranti accedono se non hanno diritto all'asilo o alla protezione sussidiaria. L'intenzione sarebbe quella di diminuire il numero degli aventi diritto e di farla decadere per chi rientra anche solo per poco nello stato d'origine.