La scheda
Tasse, crescita, inflazione e occupazione. Cosa c'è nel Def approvato dal governo
L'esecutivo stanzierà a breve 3,4 miliardi di euro per il taglio del cuneo destinato ai redditi entro i 25 mila euro, quindi 4,5 miliardi nel 2024 per avviare la riforma fiscale. Tutte le misure previste dal Mef e le previsioni di crescita
Il Parlamento torna oggi a votare sul Def (il Documento di economia e finanza) dopo il ko di ieri alla Camera con la maggioranza sotto di sei voti sulla risoluzione sullo scostamento di bilancio. “Questi non si rendono conto!”, è lo sfogo della premier da Londra, mentre insorgono le opposizioni.
Martedì 11 aprile il Consiglio dei ministri ha approvato il Def – Documento di economia e finanza –, il primo del governo Meloni: ieri è stato pubblicato sul sito del ministero dell'Economia il testo completo. Nella premessa, si sottolinea che le previsioni di crescita sono "di natura estremamente prudenziale": di conseguenza, è lecito attendersi "un aumento del tasso di crescita del Pil e dell'occupazione che vada ben oltre le previsioni del Documento". In ogni caso, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha ribadito che il quadro generale resta "instabile e incerto". Oltre alle stime per la crescita del paese, nel testo sono contenute le manovre che l'esecutivo si appresta a varare in termini di "stabilità, credibilità e crescita", come ha dichiarato la premier Giorgia Meloni. Di seguito le principali novità nel dettaglio.
Le stime di crescita
Il Pil per il 2023 è previsto in aumento tendenziale dello 0,9 per cento, leggermente di più dello 0,6 per cento previsto. Migliora anche il deficit di bilancio in rapporto al Pil, che scende dal 4,5 per cento delle previsioni precedenti al 4,35 per cento tendenziale.
Inoltre rileva il documento, l'aumento o la diminuzione di "immigrati" ha un "impatto rilevante" sul debito: si stima con un +33 per cento di immigrati un calo del debito al 2070 di "oltre 30" punti "rispetto allo scenario di riferimento. "Data la struttura demografica degli immigrati che entrano in Italia, l'effetto è significativo sulla popolazione residente in età lavorativa e quindi sull'offerta di lavoro", si legge ancora.
In ogni caso, per i prossimi anni, le previsioni restano positive: il Pil tendenziale per il 2024 è all'1,4 per cento, 1,3 per cento nel 2025 e 1,1 per cento nel 2026. È proprio tale prospettiva, in particolare il deficit tendenziale sul Pil per l'anno in corso, a permettere al governo "di introdurre, con un provvedimento di prossima attuazione, un taglio dei contributi sociali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi di oltre 3 miliardi a valere sull'anno in corso", come spiega il ministero.
Taglio del cuneo fiscale e finanziamenti
A breve arriverà dunque un provvedimento del governo che destinerà 3,4 miliardi di euro al taglio del cuneo per i redditi entro i 25 mila euro. Ne beneficeranno così circa 14 milioni di lavoratori. L'altro grande stanziamento economico previsto dal governo varrà per il 2024, con un indebitamento di 4,5 miliardi che servirà per avviare la riforma fiscale. Altri finanziamenti saranno possibili con tagli ai ministeri che saliranno a 1,5 miliardi nel 2024, 2 miliardi nel 2025 e 2,2 miliardi nel 2026: verranno utilizzati per il rinnovo dei contratti.
Pnrr
Il quadro delineato dal governo, spiega l'Ufficio parlamentare di bilancio, poggia "sulla piena e tempestiva realizzazione dei progetti del Pnrr". L'impatto del Piano europeo sul Pil, secondo le stime, sarà dell'1 per cento per quest'anno, fino a una spinta del 3,4 per cento nel 2026, quando dovrebbe trovare piena attuazione. Al momento, però, si attende ancora la terza rata dei fondi europei: "Il governo è al lavoro per ottenere la terza rata entro il mese di aprile e per rivedere o rimodulare alcuni progetti", spiega il Def. E, sempre finora, il Pnrr ha contribuito soltanto allo 0,1 per cento del Pil.
Inflazione e occupazione
L'inflazione di fondo, si legge nel Def, è salita fino al 6,4 per cento di marzo. È prevista tuttavia una discesa, "da una media del 7,4 per cento nel 2022, al 5,7 per cento quest'anno e quindi al 2,7 per cento nel 2024 e al 2 per cento nel biennio 2025-2026". Parallelamente, il ministero si attende una crescita dell'occupazione, che dovrebbe raggiungere i 23,9 milioni di lavoratori nel 2026 (rispetto agli attuali 23,1 milioni). In questo modo, il tasso di disoccupazione scenderebbe dall'8,1 per cento nella media del 2022 al 7,7 per cento nell'anno in corso per poi attestarsi al 7,2 per cento a fine periodo, sempre nel 2026.