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Editoriali

Il caso Eurovita è un test sulla solidità di Meloni

Redazione

L’insolvenza della compagnia assicurativa spinge il governo a fare scelte divisive

Riuscire a tenere basso il livello di attenzione mediatica e sociale per la condizione di insolvenza di una medio-grande compagnia assicurativa è una cosa da manuale della comunicazione di crisi. Per ora, ma lunedì si sono avvertiti i primi segnali di vero nervosismo, l’appello alla calma e le rassicurazioni hanno funzionato per il caso Eurovita, dei suoi clienti e dei suoi azionisti. Paragonando questa vicenda con quelle delle piccole banche del centro Italia, Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cassa di risparmio di Ferrara, la differenza è sbalorditiva, anche se, va detto, tra le quattro fu preponderante l’attenzione sollevata da Banca Etruria per le note ragioni politiche. Su Eurovita, invece, ha regnato il silenzio. Pochissime le prese di posizione politiche, nessuna voglia di rinfacciarsi se non vere responsabilità almeno la mancata vigilanza.

 

Lunedì hanno cominciato a farsi sentire i 350 mila sottoscrittori di polizze vita il cui riscatto è attualmente congelato. Il tempo passa e non arriva ancora quel salvataggio di sistema, con uno specifico meccanismo per coinvolgere tutte le compagnie nello sforzo per garantire i clienti e i sottoscrittori. Dall’Ivass, l’agenzia statale che vigila sulle assicurazioni, agenzia che ha proposto al ministro per le Imprese e il Made in Italy lo scioglimento degli organi di amministrazione in seguito a una serie di difficoltà registrate sul capitale, fanno sapere che nulla è cambiato e che le indicazioni sull’operatività restano le stesse, in vista della soluzione più appropriata. Ma quando, come sta succedendo, comincia a serpeggiare qualche dubbio ci vuol poco a trasformare il nervosismo in rabbia. E, forse, è ora che arrivino anche impegni non equivocabili da parte del governo. Se la soluzione di sistema è pronta o è molto vicina sarebbe bene renderne noti al più presto la portata e i tempi di attuazione. Per il sistema finanziario italiano, inteso in senso ampio, non è proprio il momento di subire choc da insolvenza.

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