Editoriali
Elly Schlein senza Difesa
L’addio di Borghi, e non solo. Nel Pd non si sa chi si occupa di sicurezza
Uno potrebbe pure dire: “Enrico Borghi se n’è ghiuto, e vabbè”. Anzi, pare sia proprio il commento che dalle parti del Nazareno vada per la maggiore, se è vero che Lorenzo Guerini a metà giornata sente l’urgenza di suggerire che “non bisogna né drammatizzare l’uscita di Borghi, ma neanche derubricarla e risolverla con un’alzata di spalle”. E tra i vari motivi per cui Elly Schlein farebbe bene a non liquidare con uno sbuffo l’uscita del senatore dem c’è proprio un tema caro a Guerini: le politiche di sicurezza e di intelligence. Era proprio Borghi a esserne il responsabile nel Pd di Enrico Letta. Col nuovo corso, s’è ritenuto evidentemente che una delega specifica in segreteria non fosse più necessaria: e dunque, formalmente, non si sa bene chi sia il titolare di questi dossier nella squadra di Schlein. Peppe Provenzano, che è il referente per gli Esteri del partito, non ha assunto quella carica.
Se si guarda ai gruppi parlamentari, si nota come Stefano Graziano e Piero Fassino – capogruppo e vicepresidente della commissione Difesa alla Camera – non siano stati in alcun modo coinvolti da Schlein. Nella commissione analoga al Senato ci sono Pier Ferdinando Casini che è battitore libero e Alessandro Alfieri che è stato, sì, scelto per un posto in segreteria, ma relegato alle deleghe su Riforme e Pnrr. Carmelo Miceli, ex deputato che fu a sua volta responsabile Sicurezza con Zingaretti, ha pure lui, da poco, lasciato il Pd. Insomma, chi si occupa di sicurezza in questo partito? Guerini, che da ex ministro della Difesa e presidente del Copasir è la voce più autorevole sul tema, proprio a questo giornale ha espresso contrarietà rispetto alla nuova linea del Pd sulle politiche di spese militari, che lui vorrebbe vedere aumentare, e non da oggi. Stesse ragioni avanzate da Borghi per spiegare, tra l’altro, il suo addio al Pd. Schlein, insomma, resta sguarnita su un settore strategico, tanto più in uno scenario geopolitico come quello attuale. Indizio, pare, di un certo disorientamento. Preoccupante.