Raffaele Fitto (Ansa)

Il caso

Nuovo scontro Fitto-Corte dei conti sulla quarta rata del Pnrr: in ballo 16 miliardi

Redazione

La Corte lancia l'allarme sulla prossima scadenza fissata al 30 giugno. Ma per il ministro degli Affari europei "l'accertamento compete esclusivamente alla Commissione europea"

Che fra il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto e la Corte dei conti non corra proprio buon sangue, lo si era già capito ai tempi della lunga relazione dell’organo sullo stato di attuazione del Pnrr a fine marzo. Un testo che sancì nel dettaglio le difficoltà italiane nella capacità di adeguarsi alle scadenze europee, con cui è possibile accedere alle rate del Piano; e che scatenò polemiche dentro e fuori il governo.

 

Questa volta, a fare da miccia è stata l’ultima delibera della Corte, pubblicata lo scorso 3 maggio, che lancia l’allarme sulla prossima deadline fissata alla fine di giugno. Sul banco degli imputati il ministero dell’Ambiente, responsabile degli appalti per la costruzione di quasi 7 mila nuove colonnine di ricarica elettrica chieste da Bruxelles. Un’attività di pianificazione – scrive la Corte – “risultata in tali aspetti deficitaria”. E che rappresenta “un concreto rischio di riduzione del contributo finanziario messo a disposizione dall’Ue”: cifra che ammonta, in totale, a 16 miliardi di euro.

Il ministro che ha in mano il dossier Pnrr non ha gradito. Anzi, ha giudicato il parere della Corte alla stregua di un’intromissione nell’attività del governo: “L’accertamento del ‘mancato conseguimento della milestone europea’ compete esclusivamente alla Commissione europea nell’interlocuzione con lo stato membro”. Non all’organo di viale Mazzini, dunque. Il quale, così facendo, minaccia di intaccare “il corretto rapporto tra le istituzioni”.

E sì che un tentativo di pacificazione con la Corte dei conti, Fitto aveva pure provato a farlo. La nomina a capo della nuova governance Pnrr di Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, presidente di sezione della Corte dal 2021, poteva essere letta in direzione di un dialogo meno conflittuale. Ma, evidentemente, non è bastata a calmare le acque.

Di più su questi argomenti: