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Gianni Morandi si esibisce in Senato e fa cantare anche Meloni e i ministri
Il cantante ha omaggiato palazzo Madama per l'anniversario della prima seduta dell'Aula. Dall'Inno di Mameli a Fatti mandare dalla mamma, alla fine canticchia anche la premier. Ma il più coinvolto è Renzi
Una mattinata diversa dal solito al Senato, dove Gianni Morandi si è esibito in un piccolo concerto davanti ai parlamentari in occasione dell'anniversario della prima seduta nell'aula, esattamente 75 anni fa. Ospite d'eccezione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accolto fra gli applausi: anche lui ha ascoltato i brani più famosi del cantante emiliano, seduto fra il presidente del Senato Ignazio La Russa e la premier Giorgia Meloni.
Cominciando con l'Inno di Mameli, Morandi è passato a "Un mondo d'amore" e "Apri tutte le porte", tenendo quindi un breve discorso. "Ho cantato in tanti posti nella mia vita, un po' da tutte le parti. Ma qui è la prima volta e un po' di emozione c'è. Volevo dirvi che quando è nato il Senato, l'8 maggio del 1948, io c'ero già, avevo già tre anni", ha raccontato. Aggiungendo poi che "fa effetto cantare il brano 'C'era un ragazzo', quando uscì fu oggetto di un'interrogazione parlamentare perché condannava un paese amico, gli Stati Uniti per la guerra in Vietnam. Fa effetto perché per fortuna oggi queste censure non ci sono più".
Nelle immagini da palazzo Madama, si intravedono alcuni protagonisti della scena politica concedersi un improvvisato karaoke: la stessa Giorgia Meloni ha canticchiato "Fatti mandare dalla mamma". E mentre tra i banchi si scorgono le teste dei senatori e delle senatrici muoversi a ritmo, in prima fila anche il ministro Guido Crosetto s'è messo a canticchiare qualche strofa più famosa. Ma il più coinvolto dalla musica è Matteo Renzi, che intona dal suo banco i successi di Morandi.
"Questa celebrazione l'ho sentita veramente necessaria – ha detto Ignazio La Russa, che ha aperto e chiuso l'evento – perché ricordare la prima seduta del Senato significa ricordare il momento in cui, insieme alla nostra Carta costituzionale, il popolo ritornava a essere veramente sovrano del suo destino".