Editoriali
Il ministro Sangiuliano e il trappolone “italiano”
Il titolare della Cultura starebbe studiando dei bandi per evitare il requisito della lingua per i musei. Ma era un tema di sinistra, già inserito nella riforma Franceschini
Si è chiuso nel riserbo istituzionale, come si sarebbe detto un tempo e soprattutto per altri governi, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano dopo la notizia, o non-notizia, forse magari un leak filtrato su Repubblica secondo cui il titolare del Collegio Romano starebbe preparando un colpaccio, uno sfregio sovranista al nostro sistema dei musei. L’opinione del ministro (e del suo vice Vittorio Sgarbi) sulle competenze linguistiche e l’italofonia dei direttori era del resto già nota. Ma ora secondo Repubblica Sangiuliano avrebbe dato indicazioni agli incaricati che stanno preparando i bandi per scegliere i futuri direttori dei musei nazionali (e le figure apicali di altri enti dipendenti dal ministero) di rendere più stringente la norma della perfetta conoscenza dell’italiano. Ennesimo attacco nazionalista all’egemonia culturale “straniera”.
In attesa di chiarimenti dal ministro, si possono allineare alcuni fatti. La regola della conoscenza della nostra lingua è già inserita nella riforma Franceschini, che ha istituito l’autonomia (assai parziale) dei grandi musei e la possibilità di nomina dei direttori da parte del ministero attraverso selezioni speciali. Ne era venuta una splendida nidiata di direttori, che scadono dopo otto anni tutti in autunno: stranieri, bravi e di ottimo eloquio.
Se davvero il ministro – non potendo vietare a un non italiano di concorrere – intendesse chiedere un certificato di Cambridge, andrebbe incontro a una figura barbina. Va però ricordato che l’arma farlocca dell’italianità fu usata per prima dalla sinistra che ora la evoca come follia sovranista, quando l’obiettivo era bloccare la riforma “liberista” di Franceschini. Ci tentarono i grillini attraverso il ministro Bonisoli, di cultura italiana contro l’imperialismo mercatista parlavano intellò à la Montanari, che ai tempi pontificava da Repubblica. Ci sono motivi per augurarsi che Sangiuliano vorrà evitare una mossa “nazionalista” goffa e inutile. Ci sono motivi per ritenere il procurato allarme della sinistra strumentale, e quantomeno insincero.