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L'ultimo intervento in Senato di Silvio Berlusconi

"E' per me un motivo di soddisfazione riprendere la parola dopo nove anni". Il 26 ottobre 2022, giorno della fiducia al governo Meloni, il Cav. torna in Parlamento, pronunciando quello che è stato il suo ultimo discorso in Aula

Redazione

"Signor Presidente del Senato, onorevoli senatori, signor Presidente del Consiglio, sono felice di essere qui e devo dirvi che sono felice anche perché tre ore fa ho avuto il mio diciassettesimo nipotino. Evviva. Comunque è per me un motivo di soddisfazione riprendere la parola in Senato dopo nove anni e farlo proprio quando il popolo italiano ha scelto, ancora una volta, di affidare il Governo del Paese alla coalizione di centrodestra". 

Il 26 ottobre 2022, giorno della fiducia al governo Meloni, Silvio Berlusconi torna in Parlamento, in Senato, nove anni dopo l'ultima volta. Prende la parola tra gli applausi, affiancato dai fedelissimi Maurizio Gasparri e Licia Ronzulli. Rivendica l'idea, l'intuizione con cui "ventotto anni fa è nata una coalizione plurale, nella quale la destra e il centro insieme hanno saputo esprimere un progetto democratico di governo per il nostro Paese".  Poi assicura la lealtà all'esecutivo guidato da Giorgia Meloni, prima di ribadire la sua idea di libertà  e la fedeltà all'occidente.

Nel 1994, conclude il Cav., "parlai della possibilità di costruire un'Italia più giusta, più generosa e più sollecita verso chi ha bisogno e verso chi soffre. Parlai di un'Italia più moderna e più efficiente; di un'Italia più prospera e più serena, più ordinata e più sicura. Queste le mie parole di allora, queste le mie parole di oggi". Parole a cui seguirà la standing ovation dei colleghi senatori e gli applausi dai banchi di governo. 

 

Il discorso integrale

Signor Presidente, oggi non farò sfoggio della mia eloquenza, perché ho tante, tante cose da dire e quindi mi sono scritto diligentemente tutto. Signor Presidente del Senato, onorevoli senatori, signor Presidente del Consiglio, sono felice di essere qui e devo dirvi che sono felice anche perché tre ore fa ho avuto il mio diciassettesimo nipotino. Evviva. Comunque è per me un motivo di soddisfazione riprendere la parola in Senato dopo nove anni e farlo proprio quando il popolo italiano ha scelto, ancora una volta, di affidare il Governo del Paese alla coalizione di centrodestra. È una coalizione a cui ho dato vita ventotto anni fa e che, da allora ad oggi, ha scritto pagine fondamentali nella storia della Repubblica; ha realizzato una democrazia compiuta, una democrazia di tipo europeo basata sull'alternanza fra due parti legittimate dal voto degli italiani. Se oggi per la prima volta al Governo del Paese, per decisione degli elettori, c'è un'esponente che viene dalla storia della destra italiana, questo si è reso possibile perché ventotto anni fa è nata una coalizione plurale, nella quale la destra e il centro insieme hanno saputo esprimere un progetto democratico di governo per il nostro Paese.

È nata ventotto anni fa una coalizione che non si è mai divisa, che ha saputo governare insieme e ha saputo anche stare insieme all'opposizione. Una coalizione che ha governato e che governa nella maggioranza delle Regioni italiane; una coalizione che è stata sempre artefice di grandi scelte di democrazia e di libertà.

Non è questo il momento, onorevoli senatori, per ricordare tutti i successi ottenuti dai Governi di centrodestra, ma una sola cosa voglio rivendicare con orgoglio: i nostri Governi hanno sempre avuto come stella polare del loro agire la stella polare della libertà.

Non abbiamo mai approvato una norma, una legge, un provvedimento, che potessero ridurre gli spazi di libertà dei cittadini. Non abbiamo mai compiuto una scelta di politica internazionale che non fosse dalla parte dell'Occidente, dalla parte della libertà. Io sono assolutamente sicuro che il nuovo Governo seguirà questa stessa strada, con questi stessi principi. Quindi, noi oggi voteremo convintamente la fiducia. Voteremo convintamente la fiducia e, da domani, lavoreremo con lealtà, con passione, con spirito costruttivo per realizzare il nostro programma.

Ieri e oggi abbiamo ascoltato dal presidente Meloni parole definitive e totalmente condivisibili sui diritti, sulle libertà, sulla necessità di abbassare le tasse, sulla necessità di promuovere una pace fiscale; un impegno ad affrontare subito le grandi emergenze, a partire dalla necessità di diminuire i costi dell'energia per le famiglie e per le imprese; un impegno a riprendere una politica energetica non più condizionata dal partito del no e dall'ambientalismo ideologico della sinistra.

Siamo ben consapevoli delle difficoltà che abbiamo dinnanzi; così come siamo consapevoli delle attese degli italiani e delle responsabilità che noi abbiamo nei loro confronti. Le imprese e le famiglie sono in difficoltà e chiedono aiuto. Non possiamo lasciarle senza risposta. Ma abbiamo soprattutto il dovere di andare avanti, perché siamo di fronte a nuove emergenze, che sono motivo di grave allarme sociale.

Del resto, è ben chiara in noi la consapevolezza dei problemi strutturali del nostro Paese. La consapevolezza della lentezza della burocrazia e della inefficienza del sistema giudiziario; la consapevolezza del carico fiscale insostenibile dalle famiglie e dalle imprese. Certamente, una delle priorità, da approvare nel più breve tempo possibile, è la riforma della tassazione per un fisco più equo e più leggero, pur nella necessità di non disattendere i vincoli di bilancio che l'Europa e i mercati ci impongono.

Anche la riforma della giustizia è una priorità irrinunciabile, non solo per una questione di durata ragionevole dei processi. Vi ricordo che i processi per una sentenza di primo grado da noi durano millecentoventi giorni. In Europa, a parte l'Olanda, dove durano novantotto giorni, durano al massimo un anno. Ecco, questo è importante: dobbiamo rientrare dentro questo anno. Per questo, non si devono fissare le udienze, come oggi avviene, dopo tre mesi o dopo quattro mesi. Bisogna fissarle la settimana dopo o, al massimo, dopo due settimane.

Dobbiamo farlo per una questione di civiltà e libertà. Dobbiamo fare una riforma davvero garantista, non contro la magistratura, ma per il diritto, per l'equità, per la libertà.

Nelle nostre decisioni dobbiamo poi mettere al centro di tutto la persona, portatrice per sua natura di diritti che non sono concessi dallo Stato, ma che lo Stato ha il dovere di garantire e di tutelare. Siamo quindi per la tutela della vita dal concepimento alla morte naturale, siamo per il sostegno alla natalità, siamo per la difesa e la valorizzazione della famiglia e della sua funzione sociale, che è irrinunciabile. Sono tutti temi sui quali il nostro Governo, ne sono certo, saprà intervenire opportunamente con coraggio e con senso di responsabilità.

Onorevoli senatori, il nuovo Governo si insedia in un momento particolarmente difficile non solo per l'Italia, ma per il mondo intero. Il momento - dico io - più difficile e più pericoloso dalla fine della Guerra fredda a oggi. Di fronte all'attuale situazione internazionale non possiamo che ribadire e consolidare le linee portanti della nostra politica estera, cioè la nostra solidarietà con l'Occidente, quella solidarietà che ha sempre caratterizzato i nostri Governi e che deve essere patrimonio comune della Nazione, soprattutto di fronte alle minacce internazionali, vecchie e nuove. Io - lo sapete - sono sempre stato un uomo di pace; i miei Governi hanno sempre operato per la pace e sempre in pieno accordo con i responsabili di governo dell'Europa, della NATO e degli Stati Uniti (come ho avuto modo di ricordare solennemente davanti al Congresso americano).

Nel 2002, a seguito di un lungo e appassionato lavoro diplomatico, ero riuscito a convincere il presidente Bush, il presidente Putin e i Capi dei Paesi della NATO a sottoscrivere il Trattato di Pratica di Mare, l'accordo che poneva fine, dopo oltre cinquant'anni, alla Guerra fredda, un accordo che fu considerato da tutti come un vero e proprio miracolo. Il mio progetto, condiviso da molti, era allora quello di recuperare la Russia all'Europa. Questo progettavamo, per poter affrontare insieme, con un Occidente rafforzato dall'apporto della Russia, la grande sfida sistemica del XXI secolo, quella dell'incombente espansionismo cinese. Purtroppo l'invasione dell'Ucraina ha vanificato questo nostro disegno, perché siamo tornati a prima del 2002, con la Russia isolata dall'Europa e con l'Europa e l'Occidente uniti contro la Russia. In questa situazione noi naturalmente non possiamo che essere con l'Occidente, nella difesa dei diritti di un Paese libero e democratico come l'Ucraina. Per tutto questo noi dobbiamo lavorare per la pace; lo faremo in pieno accordo con i nostri alleati occidentali e nel rispetto della volontà del popolo ucraino. Su questo la nostra posizione è ferma e convinta; è assolutamente chiara e non può essere messa in dubbio da nessuno, per nessun motivo.

Signora Presidente del Consiglio, Forza Italia lavorerà al suo fianco con impegno e con lealtà, per realizzare il programma sul quale abbiamo avuto la fiducia degli italiani.

Lo faremo da liberali, da cristiani, da garantisti; lo faremo da europeisti e da atlantici.

Nel 1994, in questa stessa Aula, chiedendo al Senato la fiducia per il primo Governo di centrodestra, conclusi il mio intervento parlando della possibilità di sognare ad occhi ben aperti un futuro migliore per il nostro Paese.

Parlai della possibilità di costruire un'Italia più giusta, più generosa e più sollecita verso chi ha bisogno e verso chi soffre. Parlai di un'Italia più moderna e più efficiente; di un'Italia più prospera e più serena, più ordinata e più sicura. Queste le mie parole di allora, queste le mie parole di oggi.

Al Presidente del Consiglio e al Governo i miei e i nostri più convinti e affettuosi auguri per tutti i prossimi cinque anni di lavoro. Vi ringrazio.

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