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LE REAZIONI

I banchieri scelgono il basso profilo sulla nuova tassa. Moody's: "Impatto negativo"

Redazione

Dopo il comitato di presidenza dell'Abi nessuna nota ufficiale: i soci sono "sorpresi ma cauti". Intanto arriva il giudizio negativo dell'agenzia di rating americana. Critico anche il Financial Times: con questa mossa il governo italiano perde la credibilità che stava acquisendo

"Sorprese" ma "molto unite". Le banche italiane si sono riunite questa mattina nel comitato di presidenza dell'Abi per analizzare la nuova tassa introdotta dal governo sugli extraprofitti. Secondo quanto riferiscono fonti di settore a Radiocor, gli istituti di credito hanno condiviso la "sorpresa" per la mossa dell'esecutivo e hanno concordato un atteggiamento di "cautela, fermezza, serietà e senso di responsabilità". Nessuna dichiarazione di rottura nei confronti della mossa del governo, quanto invece la decisione di mantenere un basso profilo per non "precipitare le cose", in attesa di valutare le prossime mosse dopo la pausa estiva e di vedere pubblicato il provvedimento in Gazzetta ufficiale. 

Ma la scelta di introdurre una tassa sugli extraprofitti bancari continua a raccogliere giudizi critici. Anche Moody’s, la nota agenzia di rating americana, oggi ha espresso la sua valutazione. Gli analisti della società hanno affermato che la misura “ridurrà sensibilmente il reddito netto” del sistema bancario.

Secondo i calcoli effettuati prendendo in considerazione i cinque maggiori istituti bancari italiani (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bper, Mps e Banco Bpm), la nuova imposta dovrebbe pesare per “circa il 15 per cento dell’utile netto del 2022 del sistema”. Questo peso finanziario si sommerà agli altri ostacoli alla redditività, come la modesta attività di prestito o l'aumento delle spese operative, spiegano gli analisti Moody’s. 

Tra i giudizi internazionali negativi c'è anche quello sulle colonne del Financial Times, molto critico sulla decisione del governo Meloni. Secondo l’articolo, a firma della corrispondente Amy Kazmin, questa mossa improvvisa “ha inflitto un grave danno allo sforzo della presidente Meloni di accreditarsi come una amministratrice fiscalmente responsabile dell’economia del suo paese”. 

Lo scorso anno la prima manovra economica del governo, giudicata come molto prudente sul piano della stabilità economica, aveva contribuito a diradare i dubbi e le preoccupazioni che gli osservatori internazionali nutrivano su questo governo di destra, viste le dichiarazioni e le proposte populiste esplicitate in anni di opposizione. “Ma il maldestro e caotico tentativo di imporre una tassa sugli interessi netti delle banche – che il ministro delle finanze Giancarlo Giorgetti aveva più volte respinto in passato – ha sollevato interrogativi sulla comprensione della Meloni delle ramificazioni di mercato delle politiche populiste”, prosegue il Financial Times. 

La sfida del governo sarà ora quella di riguadagnare la fiducia compromessa. Per il giornale economico londinese "il danno internazionale sarà difficile da riparare".