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editoriali

Ecco perché i prezzi di diesel e benzina aumentano nonostante il "cartello" del governo

Redazione

I dati mostrano il fallimento dell'obbligo di esposizone del prezzo medio per i distributori di carburante. L'idea era quella di contrastare così l'inflazione. Ma in realtà dimostra che la speculazione è il nemico sbagliato

Ora che si è passati dalla teoria alla pratica, “l’operazione trasparenza” del governo Meloni sui prezzi dei carburanti ha dimostrato di essere una misura fallimentare. Da quando i distributori hanno l’obbligo di esporre i prezzi medi regionali vicino a quelli praticati, i rialzi sono stati costanti. A certificarlo sono i dati dello stesso governo, pubblicati sui siti dei ministeri di cui sono titolari Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin. Prendiamo le autostrade: il primo agosto il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self era 1,984 al litro, ieri superava i 2 euro di quasi due centesimi. Per il gasolio l’aumento è ancora più sostenuto, perché si è passati da 1,854 a 1,928 euro al litro. Lo stesso andamento si ritrova fuori dalla rete autostradale, dove dalla seconda settimana di luglio i prezzi sono in crescita. 

Il senso del cartello era quello di combattere la speculazione, che secondo il governo era alla base degli aumenti. Una maggiore trasparenza avrebbe dovuto avere un effetto deterrente, costringendo i gestori a non praticare prezzi troppo alti rispetto alla media. L’effetto però – come avevano avvertito esperti, economisti e anche l’Antitrust – potrebbe essere l’opposto: quello cioè di spingere i gestori ad alzare i prezzi per avvicinarsi alla media. La trasparenza nel settore, inoltre, c’è già: basta consultare app e siti istituzionali. Il punto è che la misura, introdotta a inizio anno sulla scia delle polemiche che si sono sollevate dopo avere eliminato lo sconto sulle accise, pretende di risolvere il problema sbagliato.  Non è la speculazione ma l’aumento della domanda e delle quotazioni internazionali a spingere in alto i prezzi alla pompa di diesel e benzina, che al netto delle tasse restano in linea se non inferiori a quelli degli altri paesi europei.  Il rischio è che il cartello, oltre a essere completamente inutile, finisca per dimostrarsi anche controproducente.

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